Regia di David Fincher vedi scheda film
La storia di Zodiac, il serial killer che terrorizzò l'area di San Francisco tra la fine degli anni 60 e i primi anni 70, pareva fatta apposta per le corde di David Fincher, al meglio con le atmosfere cupe e ostili, con le fisionomie ambigue, con gli agguati silenziosi e gli assalti che restano fuori dallo sguardo della macchina da presa. Alien 3 (più un noir che una space opera) e Seven sono i suoi film migliori e, a proposito di Seven, l'autore aveva citato i delitti di Zodiac, che ricordava dai tempi della sua infanzia a San Francisco. Ed effettivamente la prima parte di Zodiac, costruita sulle azioni del killer, sul girovagare delle pattuglie e dello stesso assassino per le strade della città, su riprese dall'alto che poi piombano giù a picco, sui protagonisti, poliziotti e giornalisti, di un?inchiesta che terminerà anni dopo con un nulla di fatto, è suggestiva ed efficace. La chiusura al nero delle sequenze degli omicidi ci carica di angoscia, e la suspense è hitchcockianamente garantita dalla nostra conoscenza privilegiata di spettatori: noi sappiamo che lo sconosciuto che si avvicina è Zodiac, mentre le future vittime ne sono del tutto inconsapevoli. Purtroppo però, nella seconda parte il film (che Fincher ha tagliato di circa 30 minuti) allenta la presa, l'indagine del disegnatore e crittografo dilettante interpretato da Jake Gyllenhaal è piuttosto fiacca (a parte una scena in una cantina, verso il finale), l'attenzione si sfalda. Fincher ha le sue ipotesi sull'identità di Zodiac, ma un film non è un rapporto della polizia.
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