Regia di David Fincher vedi scheda film
E' un buon film sullo schema "caccia al maniaco omicida", ma molto diverso dal solito thriller da prima serata di Rai 2. Mancano le banalità in cui incappano spesso i film sull'argomento: morbosità inutili e pretestuose, il cattivissimo che però non fa paura a nessuno, l'aria di finto, i dialoghi scemi, ecc. Qui l'attenzione del regista e della sceneggiatura sembra essere concentrata tutta sull'intreccio, abbastanza complesso, e sugli errori che hanno ostacolato la cattura di un criminale così odioso. L'apparato di polizia statunitense e la sfilza di esperti scentifici, e soprattutto la legislazione sulle prove e gli indizi, non riescono ad incastrare un assassino in fondo non così scaltro. Il regista sembra puntare il dito sulle perizie calligrafiche, che possono essere utili ma non dovrebbero essere usate come prove assolute pro o contro qualcuno. Così, tra procedure farragginose, dubbi eccessivi degli investigatori, e scrupoli legali di capi e giudici il maniaco se ne sta a piede libero... Il senso del film sembra essere che con un po' di buon senso non sarebbe stato difficile impedire a quell'uomo di nuocere, e il non esserci riusciti è una colpa della della giustizia americana.
Il lungo e intricato racconto è agile e spigliato. Un altro punto forte del film mi sembra essere la fotografia scura e inquietante di certe scene. Mi è piaciuto molto l'episodio della visita a casa del proiezionista, che mi sembra degno del miglior horror d'atmosfera. La definizione dei personaggi va in secondo piano, nonostante le interessanti annotazioni dei rapporti tra il vignettista e la moglie; del resto, però, questo non era l'interesse del film. Forse ricorda per stile "Tutti gli uomini del presidente".
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