Regia di David Fincher vedi scheda film
Da grande appassionato di criminologia e di film tratti da storie di serial killer realmente esistiti non posso che fare un plauso agli sceneggiatori e al regista del film. In “Zodiac” vengono praticamente narrati in modo completo tutti gli accadimenti connessi al caso (mancano alcune curiosità come il profilo occhialuto dell’assassino o la teoria che voleva che il killer uccidesse, scegliendo sulla carta geografica le località dei delitti, in modo da formare un’enorme Z). Si citano persino il film “Ispettore Callaghan il caso Scorpio è tuo!” e il disegno della fisionomia del killer in maschera nell’azione omicidiaria del lago Berryssea (raffigurazione spesso riportata nei manuali dedicati al caso).
Oltre a questi notevoli aspetti (sembrerà una cosa normale, ma vi assicuro che così non è), gli sceneggiatori riescono anche a tratteggiare le caratterizzazioni psicologiche dei vari personaggi, dando quindi vita a uno script notevole e difficilmente migliorabile. Non sono d’accordo con coloro che dicono che il film sia eccessivamente lento, dal momento che il protagonista della storia non è né il kiler né chi gli dà la caccia, bensì l’ossessione. Da un lato la sete di notorietà dell’assassino, dall’altro la frenesia di fermarlo di un’intera città e in particolare del vignettista Graysmith che organizza la sua vita per catturare Zodiac. Si tratta quindi di un film che è particolarmente adatto a un pubblico ferrato sul caso e totalmente sconsigliabile ai teenager o a chi non nutra un interesse per la criminologia.
Bene la regia di Fincher che riduce fortemente i virtuosismi, preferendo un taglio più classico senza però appiattirsi in uno stile da film tv. Presenti in qua e in là alcune riprese nel suo vecchio stile (come quelle aeree).
Il regista crea un clima che in parte riproduce quelle atmosfere che si respiravano nell’ottimo S.O.S. – Summer of Sam (di Spike Lee), riuscendo peraltro a superarlo con una panoramica più completa del caso che non si limita a una semplice sfaccettatura (nel film di Lee ciò che interessava era la reazione della popolazione di fronte a un caso snervante che la minacciava).
In palla gli attori che forniscono delle prove più che ottime a partire dall’istrionico Downey Jr., proseguendo per Mark Ruffalo in versione John Leguizamo e concludendo con Jake Gyllenhaal con un ruolo ancora una volta da personaggio geniale, ma con gli atteggiamenti di chi è presente col corpo in un luogo e con la mente in un altro (molto “Donnie Dark”, per intenderci). Completano il cast attori di livello come Brian Cox e Elias Koteas.
Bene la cupa fotografia e la colonna sonora. Decisamente da avere in videoteca per tutti coloro che amano true crime. Voto: 9+
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