Regia di David Fincher vedi scheda film
David Fincher, nel presentarlo alla mostra di Cannes in corso, si è affrettato a dichiarare che il suo ultimo film, "Zodiac", non è da considerarsi un thriller, bensì un film-inchiesta; e infatti, di tale categoria, questa pellicola ripropone la struttura, e la cadenza , affidata a tre personaggi-guida nella San Francisco dal 1969 all'inizio degli anni Novanta, e il riferimento più immediato a cui viene da pensare è "Tutti gli uomini del presidente" di Pakula. "Zodiac" è il nome che si era scelto un serial killer realmente esistito, uno dei più grandi rompicapo criminali del secolo scorso, che sceglieva le vittime casualmente, e infrangendo la regola che cerca sempre un movente per un fatto delittuoso, confondeva non poco le idee agli investigatori. Il film di Fincher si concentra sulla caccia al maniaco intrapresa da un giornalista nichilista e avvezzo a concedersi un pò troppi vizi ( Downey jr.), un vignettista incaponito nella ricerca dell'identità del folle assassino ( Gyllenhaal), e un ispettore di polizia duro quanto bastava (Ruffalo): denso di dati, complesso nell'elaborazione di un'investigazione ossessiva e frustrante, "Zodiac", assieme a "Seven", è il titolo più riuscito del regista. Ha un'ambientazione perfetta, capace com'è di rendere umori e aria dell'epoca, è lungo ma compensa con una tensione che raramente viene meno, gode delle prove veramente eccellenti di tre attori molto dotati, e ben in parte, e in alcuni momenti sfiora la caratura del grande classico. Unico limite, la forzata dispersione dei ruoli dei tre coprotagonisti, ma in seconda analisi, poteva forse essere l'unica chiave narrativa da adottare. Sorprendente, se si considera la non indimenticabilità degli ultimi lavori fincheriani.
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