Regia di Barry Levinson vedi scheda film
Fantasia o realtà? Negli Usa avevano già visto tutto da un pezzo e Levinson - anche sceneggiatore - ci ha voluto così raccontare con qualche anno di anticipo quello che sarebbe successo in Italia (e con ogni probabilità anche altrove) all'inizio del secondo decennio del ventunesimo secolo; come sempre gli americani dettano il passo e ciò accade perfino in questioni delicate e spinose come questa, che non colpisce semplicemente la politica nelle sue vesti istituzionali (la classica corsa fra candidati presidente, per dire), bensì fa leva su argomenti fondamentali quali la credibilità dei politici di fronte alla gente comune, le bugie propinate a suon di cifre e comunicati, l'importanza di avere un seguito ed un appeal sulla massa per fare breccia nell'elettorato. La citazione di Twain ('L'unica differenza fra realtà e fantasia è che la fantasia è obbligata ad essere credibile'), messa in bocca a Walken, chiosa a perfezione la storia dell'Uomo dell'anno, assolutamente verosimile, eppure (per ora?) mai davvero successa; Williams nei panni di un comico non può che fare del suo meglio; al suo fianco, oltre a Walken, anche la brava Laura Linney e Jeff Goldblum. La parabola di questo film è sostanzialmente una critica diretta non soltanto ai politici americani, ma anche ai mezzi di informazione ed ai poteri forti (economici) che manipolano l'opinione popolare a proprio piacimento: un complotto che si risolve nel più roseo lieto fine - con annesso nuovo amore che sboccia - e così anche Hollywood è soddisfatta. 6,5/10.
Un comico satirico si candida alle elezioni politiche; la gente mostra interesse verso la sua simpatia, irriverenza e competenza in politica. Una vittoria che si annuncia già messa in tasca si rivela però naufragare dopo un riconteggio dei voti: broglio o errore? Le prove dimostrano la seconda ipotesi.
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