Regia di Chris Kraus vedi scheda film
108 minuti per prepararci agli ultimi, memorabili quattro. Chris Kraus, regista tra i più talentuosi dell'ultima leva tedesca che promette quanto meno di ripercorrere un paio di quei percorsi fertili così ben seminati dai Wenders, dagli Herzog e dai Fassbinder, mette il dito nella piaga della riabilitazione. Ovvero: contro tutto e contro tutti, contro le crescenti intolleranze diffuse soprattutto in Europa, non solo è giusto ma è democraticamente e culturale doveroso tentare di riacciuffare per i capelli una vita disperata e sfiancata dalla violenza, dalla sfortuna, o magari da un padre incestuoso. Come nel caso di Jenny, in carcere per omicidio (che probabilmente non ha neanche commesso), stuprata in famiglia da ragazzina, silenziosa e dura e per miracolo abitata da un incredibile e innato talento non appena in contatto con un pianoforte. Se ne accorge un'anziana maestra, da anni testardamente dentro le prigioni nella speranza di scovare un po' di poesia, rinsecchita nelle mani di qualche inconsapevole detenuto. Attratta anche fisicamente da Jenny, l'anziana donna («una stupida lesbica» come si definisce lei stessa) impegna ogni sforzo residuo nel cercare di portare la giovane a sé, riavvicinandola il più possibile alla musica. Il finale non va svelato. Kraus è scaltro, abile, evita quasi sempre le trappole del cinema europeo programmaticamente d'autore e dirige le due attrici come meglio non potrebbe. Brani classici di repertorio non banali, qualche verità, molta tensione emotiva.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta