Regia di Andrea Manni vedi scheda film
La commedia comincia dalla fine: Ugo e Francesca si sono lasciati. Hanno due figli, e continuano a frequentarsi per loro. Lui vivacchia tra una storiella di sesso e qualche cenetta con gli amici o i colleghi, lei (è una donna!) non scopa con nessuno, anche perché l'unico che le capita a tiro confessa apertamente di essersi sorpreso gay. Dopo venti minuti vorresti uscire: non c'è aria, non c'è leggerezza, non c'è empatia. Maurizio Costanzo, autore del soggetto e co-autore della sceneggiatura, ha dichiarato di avere voluto questo film per stigmatizzare la fretta che coglie le coppie di oggi non appena gli umori familiari si spostano sulla "facile" scorciatoia della separazione. Detta così parrebbe persino interessante. I problemi arrivano quando ti trovi davanti alla pellicola. La cinepresa di Andrea Manni attinge a un repertorio paratelevisivo e vecchio, ogni battuta risulta stonata, ogni inquadratura stanca, ogni momento scontato. Giorgio Pasotti conferma di essere un attore simpaticamente sopravvalutato e Stefania Rocca porta a casa la sua performance più imbarazzante. Musiche, fotografia, scenografie, costumi, interpreti secondari sono da fiction sbiadita. Insomma: ci si annoia a morte. Come in un matrimonio.
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