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Il poliziotto è marcio

Regia di Fernando Di Leo vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il poliziotto è marcio

di Donapinto
6 stelle

Dopo la trilogia sulla malavita denominata del "Milieu", Fernando Di Leo sforna un vero e proprio poliziottesco come se ne facevano negli anni 70'. Pellicola che apparentemente non esce dai soliti cliché del genere: inseguimenti automobilistici al cardiopalma, violenze ed efferatezze talmente eccessive da risultare persino grottesche (una donna presa a ginocchiate in faccia e un gattino -forse parente di quello di un precedente film dello stesso Di Leo- soffocato in una busta di plastica). Inutili i tentativi umoristici affidati a un Vittorio Caprioli più macchiettistico che mai che si lancia in un insopportabile monologo tutto partenopeo, irritante e tutt'altro che divertente. Nonostante tutto, come ben evidenzia anche il titolo, IL POLIZIOTTO E' MARCIO, tratto con qualche libertà dall'omonimo romanzo di William P. McGivern, mostra le forze dell'ordine totalmente in controtendenza con la tradizione poliziottesca degli anni 70', che li voleva duri, puri e onestissimi. Poliziotto apparentemente ligio al dovere e tutto di un pezzo, Domenico Malacarne (Luc Merenda) intasca generose mazzette da due boss per chiudere un'occhio su contrabbandi "leggeri" (caffè e sigarette), coadiuvato da un suo sottoposto. Le cose degenerano quando i traffici diventano più sporchi e a farne le spese e' il padre di Malacarne, un'onestissimo maresciallo dei carabinieri interpretato da Salvo Randone. Tranne quest'ultimo, ne IL POLIZIOTTO E' MARCIO i tutori dell'ordine se non corrotti sono decisamente lenti di comprendonio e di scarsissimo intuito investigativo. Bizzarra la trovata dello scagnozzo del boss Pascal, omosessuale e dedito al travestitismo interpretato da Gino Milli, che intrattiene una relazione con un suo collega, Il "cadaverico" Marcello Di Folco (ribattezzato poi Marcella, portavoce dei diritti LGTB e transgender), che vengono sorpresi da Malacarne in un romantico ballo. Il giovane travestito, responsabile della morte del padre di Malacarne, finirà con la faccia contro il muro e il collo spezzato. Già nel precedente I RAGAZZI DEL MASSACRO, Di Leo aveva dato il ruolo di cattivo a un travestito, nonostante non fosse presente nell'omonimo romanzo di Scerbanenco. Lo stesso Riccardo Freda nel suo L'IGUANA DALLA LINGUA DI FUOCO, ci mostrava un serial-killer con pelliccia, parrucca bionda e occhiali scuri che ispirerà poi Brian De Palma per il suo VESTITO PER UCCIDERE. Luc Merenda e' inespressivo come al solito, ma sufficientemente carismatico per il ruolo, mentre sul versante prettamente recitativo, ci affidiamo alla presenza di grandi caratteristi, come l'americano Richard Conte, il transalpino Raymond Pellegrin (i due boss malavitosi) e il già menzionato Salvo Randone.

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