Regia di Manuel Huerga vedi scheda film
La Storia è fatta di storiacce. Il 2 marzo 1974 Salvador Puig Antich, giovane militante del Movimiento Ibérico de Liberación, venne giustiziato in Spagna con la garrota, il sistema di morte più sadico che una civiltà possa immaginare. Fu l'ultimo prigioniero politico a essere ucciso per mano di Franco. Che, un anno dopo, sarebbe morto. Il film è diviso in due parti ben distinte. Nella prima assistiamo alla militanza del MIL, alle vite clandestine, sacrificate ma alimentate dalla speranza dei suoi ragazzi, autentici partigiani ovviamente definiti dal regime "terroristi". Nella seconda, la più bella e la più intensa, le immagini si stringono sui familiari che tentano disperatamente di tramutare in futuro il destino segnato di Salvador, e sulla vita del carcere, con il condannato a morte umiliato dai poliziotti e dai secondini e tuttavia capace di familiarizzare con uno di essi tra una partita di basket nell'ora d'aria e qualche furto sentimentale rubato alle lettere controllate dal guardiano della prigione. Gli ultimi venti minuti si trasformano nel più fragoroso spot contro qualunque idea di pena di morte e le scene superano per forza e taglio cinematografico sia quelle di Dead Man Walking di Tim Robbins che di Dancer in the Dark di Lars von Trier. Tra le belle idee, non si può non ricordare l'escamotage di una delle sorelle di Salvador che, nel tragico e insostenibile tentativo di procrastinare il dramma dell'attesa, regala all'amato fratello una tenera, dolcissima sinossi verbale dei Quattrocento colpi di François Truffaut. Gli attori sostengono la lotta esorcizzando con passione le ballate del boia.
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