Regia di Joel Schumacher vedi scheda film
“Number 23” è un complicatissimo film in cui il protagonista (Jim Carrey) è ossessionato dal numero 23, che vede in ogni dove. La lettura di un libro, che gli sembra la sua vita, lo condizionerà, portandolo a giocare la propria vita e quella degli altri sul filo del rasoio. Fin qui la trama, che di complicato non ha nulla. Le difficoltà sono dovute ad una sceneggiatura che scimmiotta la scrittura metatestuale e originalissima di Charlie Kauffman, la affida ad un regista mediocre, sempre alla ricerca del film della vita, quale Joel Schumacher, e lancia l’azzardo di un Carrey attore drammatico.
Ne viene fuori una pellicola densissima di significati, talmente arzigogolata da richiedere 25 dei suoi 90 minuti totali per dare una spiegazione al primi 65. Phillips e Schumacher prendono a prestito stereotipi estetici cari a Lynch (Strade perdute) e Nolan (Memento) nel tentativo di realizzare un film ad effetto. Per la verità la costruzione narrativa, che ha una concezione temporale sfasatamente brillante, è un buon punto di partenza, ma i grandi maestri insegnano che non si fa un buon thriller con pochi personaggi, perché alla fine la percentuale di scoprire il colpevole è troppo alta.
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