Regia di Daniele Luchetti vedi scheda film
Il film più bello e significativo di Luchetti, dopo "Il portaborse". Una vera e propria resurrezione artistica, se solo si pensa ai livelli disastrosi di "Dillo con parole mie". Con un linguaggio più semplice e mezzi molto più limitati rispetto a Marco Tullio Giordana, Luchetti riesce a farci rivivere lo spirito di un'epoca con molta più accuratezza rispetto alla "Meglio gioventù" e sa renderci partecipi dell'affetto fraterno che lega i due protagonisti, molto più di quanto li divida l'ideologia politica o gli errori delle scelte di vita. Un cast di attori intelligenti e dalla recitazione misurata, tra i quali emergono sia Germano che Scamarcio, ma anche Popolizio e Zingaretti, completa l'opera di un film che spinge verso l'alto l'attuale livello del cinema italiano.
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