Regia di Daniele Luchetti vedi scheda film
Adesso io posso anche capire la voglia pregiudiziale di demolire un certo cinema italiano coi suoi tipici vizi e difetti, ma come si fa non riconoscere a questo bel film un respiro umano, una sincerità espressiva, una accorata ricerca sui sentimenti che uniscono e su quelli che dividono gli uomini? Io mi sono predisposto alla visione con qualche perplessità: e' inutile negare l'evidente fenomeno mediatico, di questo film si parla soprattutto evidenziando la presenza di un attore che pare sia "l'uomo del momento", e questo (come dirò meglio in seguito) costituisce effettivamente un problema. Ma cio' non inficia assolutamente la felice e riuscitissima ricostruzione di un'epoca politica (con tutte le sue dolorose contraddizioni, e i suoi lati oscuri e le sue ingenuità). E qui bisogna -per forza- citare i due sceneggiatori del film, che non sono due soggetti qualsiasi ma sono i "signori" Rulli e Petraglia. Un binomio artistico che qualcuno ha accusato di "conformismo" : io la penso esattamente al contrario, penso che il loro stile, il loro marchio di fabbrica, rappresenti un Onore per il Cinema italiano. Il loro modo di raccontare l'Italia e gli italiani lo trovo assolutamente coinvolgente e sublime, sia che si parli di mafia, piuttosto che di terrorismo, di politica o di drammi umani o di intrighi famigliari. Ho colto nelle varie recensioni una critica ricorrente, che provo così a sintetizzare: " Il film non riesce a decidere cosa essere...storia melodrammatica? romanzo di formazione? ricostruzione di un momento cruciale della nostra storia politica in cui confluivano le speranze disattese del dopoguerra e il bisogno di ribellarsi ad evidenti diseguaglianze sociali?"
Ecco, appunto. Il pregio del film sta proprio in questa sua duplice anima. In questo equilibrio difficile ma riuscitissimo fra la COMMEDIA e il "COME ERAVAMO" della politica e della societa'. Che e' poi la cifra stilistica del "duo" Rulli e Petraglia, due signori che (ripeto) sanno raccontare come pochissimi altri l'Italia e gli italiani. Se qualcuno (magari non proprio un cinefilo) mi dovesse chiedere "scusa ma che genere di film e' questo qui?" io , dovendo sintetizzare al massimo, gli risponderei: "una cosa a metà fra OVOSODO e LA MEGLIO GIOVENTU'"
e badate che questa sintesi racchiude ed esprime un complimento.
Non resta da dire che degli attori. E non e' poco, dato che sono tutti perfettamente in parte, anzi (come si usa dire) "in stato di grazia". Elio GERMANO offre una prova magistrale, come pure Angela FINOCCHIARO nel ruolo della madre; ma pure Massimo POPOLIZIO (il padre) e' ottimo. Brava anche Diane FLERI nel ruolo della giovane "contesa" dai due protagonisti: e' incantevole, e sfoggia uno dei sorrisi di ragazza piu' disarmanti mai visti al cinema. Un applauso ideale poi al ragazzino che interpreta Accio da piccolo: e' semplicemente straordinario! Reduce da un orrendo filmaccio tuttora sugli schermi, Luca ZINGARETTI appare invece qui in splendida forma, aiutato anche da un gran bel personaggio. E c'e' anche un cammeo di Ascanio CELESTINI!
Avete notato che manca un nome all'appello degli attori? beh, manca..."l'uomo dell'anno". Che -diciamolo- se la cava, ma qui e' decisamente il meno bravo. E la cosa, in un contesto dove tutti gli attori sono al loro meglio, si nota un po'. Mah. Lasciamolo crescere. Anche se io ho qualche dubbio in proposito.
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