Regia di Hirokazu Koreeda vedi scheda film
Poche volte sul grande schermo si è vista una madre immatura e snaturata come quella di questo film, che abbandona i quattro figli soli in un appartamento di Tokyo per continuare la sua vita altrove; anche nelle (poche) scene in cui appare, dà l'impressione di essere più infantile dei suoi figli. Toccherà al più grande, il dodicenne Akira (interpretato da Yuya Yagira, premiato al Festival di Cannes come miglior attore) prendersi cura dei fratelli, dimostrando una maturità superiore a quella della madre. I ragazzini conducono la loro vita solitaria nell'appartamento, badando a non farsi scopirre dai vicini per non nessere separati dai servizi sociali, continuando ad essere bambini spernsierati interesssati a giocare, ma nello stesso tempo dovendo imparare a badare a se stessi come adulti, anche se le difficoltà da affrontare si faranno sempre più ardue, man mano che i soldi inviati dalla madre finiscono, e alla fine il prezzo da pagare per la sconsideratezza della loro madre sarà tragico.
Kore-eda conferma il suo interesse per il mondo dell'infanzia, al centro di molte sue pellicole (I Wish e Like Father, Like Son tra le altre) e si conferma uno straordinario regista di attori-bambini, di cui sa cogliere la spontaneità e la naturelezza come nessun altro. Il personaggio di Akira, sopra tutti, è a mio parere, uno dei personaggi infantili più intensi del cinema degli ultimi anni.
Film un po' più "pesante" e difficile da seguire di altre sue pellicole, lascia alla fine un senso di amarezza e di rabbia, ma è comunque ricco di scene incantevoli e poetiche, nello stile delicato del regista nipponico.
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