Regia di Florian Henckel von Donnersmarck vedi scheda film
Film d'esordio per il trentatreenne Von Donnersmarck, "Le vite degli altri" ha incassato bene in patria, ha sbaragliato la concorrenza per il miglior film straniero agli ultimi Oscar, e da noi regge ancora in cartellone dopo quasi due mesi dalla sua uscita: un exploit davvero,visto che c'è già chi parla di una rinascita del cinema tedesco, anche per la parallela buona sorte arrisa ad un altro film proveniente dalla terra di Wenders, Fassbinder e la Von Trotta, "Quattro minuti", di cui si parla un gran bene. Ambientato nel 1984/85, questo film ha il pregio di mescolare un'azzeccatissima ambientazione che rende ottimamente l'atmosfera del tempo, e il tema della vita sotto osservazione che è affrontato con cognizione e dando ad ogni personaggio caratteristiche pregnanti. Le psicologie dei tre personaggi principali sono esplorate con perizia, e anche i caratteri più sullo sfondo sono dati con poche, decise pennellate:il dramma di un controllo totale sulle vite delle persone, modello a cui pericolosamente anche questa società sta assomigliando sempre più, rispecchia l'ipocrisia di un sistema ipocrita con la fòla dell'impianto di un regime "del popolo", in realtà una vigente oligarchia dai metodi plumbei e ottusi, capace di favorire, anche lì, pochi a scapito dei cittadini comuni. Asciutto , perfino nell'accelerazione tragica in prefinale, "Le vite degli altri" è una pellicola che possiede la forza di una sceneggiatura ad orologeria, attori degni di premio e una regia sobria e intensa,che autorizza l'entusiasmo creatosi attorno a lei.
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