Regia di Florian Henckel von Donnersmarck vedi scheda film
Premiato con l'Oscar come miglior film in lingua straniera e con lo European Film Award come miglior film, Le vite degli altri è un thriller dell’anima, un film, alla fine del quale, la tentazione è quella di pensare “che dopo un film straordinario come questo, posto fare digiuno di tanta immondizia che passa sul grande schermo”.
Infatti, l’esordiente regista von Donnersmarck (34 anni) è autore di un capolavoro che racconta l'ipotetica storia di un preciso e spietato agente della Stasi, assegnato alla sorveglianza di uno dei più importanti autori teatrali della Berlino Est della metà degli anni Ottanta.
La sceneggiatura è perfetta quanto può esserlo un codice amanuense, eccezionale anche nei più piccoli dettagli; i movimenti di macchina sono il frutto di una minuzia e perizia tecnica di ottima fattura, capaci di portarci lentamente fin nel più profondo dell’animo umano; a ciò si aggiungono degli attori di grande livello, capaci di far parlare di “nouvelle vague tedesca”, ma soprattutto di far intrigare lo spettatore, dalla prima all’ultima sequenza.
Lo stile è asciutto, essenziale e molto elegante, mai eccessivo, nonostante il tutto si svolga su due percorsi, quello propriamente storico e quello di finzione. Ed è proprio ciò ad entusiasmare anche chi non ama particolarmente il cinema, ma che sa di quanto esso possa rimette in gioco intere pagine di storia, ancora nascoste e quasi proibite. Tant’è che siamo nella Berlino Est del 1984, lì dove la Stasi, la polizia segreta della DDR, controlla con strumenti di ultima generazione la vita privata di persone sospettate di essere nemiche del socialismo. Così l'agente Gerd Wiesler concentra tutto il suo tempo nella sorveglianza del drammaturgo Georg Dreyman, che non è solo l’autore teatrale tra i più apprezzati dal regime comunista, ma anche il più scomodo, considerato sovversivo. A richiedere una sorveglianza speciale per lui, che lo porti poi, direttamente all'arresto è il ministro della cultura, Bruno Hempf, che ha l’intenzione di aggraziarsi la compagna di Dreyman, Christa-Maria Sieland. Wiesler ascoltando le conversazioni private del suo controllato, avvertirà quel brivido capèace di cambiarti la vita e l’opinione: non sarà più in grado di raggiungere il suo obiettivo ed incastrare quell'uomo, destinato a cambiargli per sempre la vita.
Le vite degli altri capita in un momento anche abbastanza opportuno per un paese come l’Italia, che vive di gossip, in cui la notizia di un ministro che per una sera s’incontra con un trans, fa più rumore di un giornalista ostaggio e quasi oggetto di morte. I nostri giornali sono pieni di notizie spiate, rubate, comprate, si potrebbe finire con un termine che comincia con la “c” e fa rima con le parole di prima. Il controllo senza limiti sugli individui, ormai una costante nella vita politica di tutte le epoche, di ogni paese, non solo di quelli dove vigono i totalitarismi, è capace di rendere spietati i rapporti fra gli uomini. Come vasi non comunicanti, ci si isola, spiandosi a vicenda, perché incapaci di relazionarsi. Ecco perché Le vite degli altri è un capolavoro, ci pone dinanzi alla certezza di quanto si possa cambiare, “fare pasqua”, per dirlo con le parole dei preti, finendo così col cambiarsi la vita a vicenda, senza incontrarsi mai.
Giancarlo Visitilli
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