Regia di Neil Burger vedi scheda film
Capisco che possa apparire meno teorico, meno inquietante, meno estremo di The prestige; ma, lasciando perdere confronti ingiusti, è un film che sa dire la sua sul rapporto fra apparenza e realtà. Anche qui le cose non sono quelle che sembrano; anche qui lo spettatore si ostina a credere a ciò che vede e a ignorare gli indizi in contrario, sviato dagli intrighi politici e giudiziari della parte centrale e da un cattivo che fa di tutto per sembrare tale: così, fino al ribaltamento di prospettive dell’ultima scena, non ci si accorge che si sta assistendo a una (quasi) normale storia d’amore. Se ci si aspettava qualcosa di diverso, si corre il rischio di restare delusi; ma ci si può anche immedesimare nel personaggio di Giamatti, servo riluttante di un potere a cui infine decide di ribellarsi: a lui non dispiace constatare di essere stato solo una pedina manipolata da altri in un gioco di cui gli è sempre sfuggita la portata. Io preferisco la seconda alternativa.
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