Regia di Neil Burger vedi scheda film
Non si e'ancora spento l'interesse per quel film entusiasmante che e' stato "The Prestige" che arriva nelle sale un'altra pellicola sul tema dell'illusionismo. Diciamo subito che e' un bel film, ma non proviamo a fare paragoni con l'altro, soprattutto perchè "The Prestige" e' (a mio avviso) un capolavoro e dunque ogni confronto sarebbe perso in partenza. Certo che l'argomento in se' e' uno dei piu' affascinanti e dei piu' seducenti (si pensi al caso Houdini) sia per i cinefili sia per il pubblico di massa. Lo stile del film e' estremamente classico, come pure la recitazione dei protagonisti, tutti molto bravi e misurati. Ed Norton e' perfetto: evidentemente e' anche diretto da un regista che ha saputo guidarlo contenendone ogni tentazione di "over acting" (ricordo il suo campionario di "faccette" e smorfiette nel recente "Down in the valley"). Norton rappresenta un uomo tormentato da un amore impossibile che troverà un suo sbocco solo attraverso le arti della magia, anzi, dell'illusionismo. Se Norton e' bravissimo va detto pero' che qui Paul Giamatti lo supera. Giamatti, con certi sguardi e certe espressioni dubbiose, e' da applauso a scena aperta, e ci fa dimenticare la triste parentesi di quel film irritante che fu "Lady in the water". Azzeccato anche il ruolo del Principe, nel suo progressivo accumulare rabbia ed odio. Dunque sommiamo i vari fattori: storia sicuramente intrigante,
attori bravissimi, ambientazione suggestiva, il risultato e' un film che
funziona. Eppure, dispiace dirlo, ma qualcosa che non convince del tutto c'è.
Ed e'una cosa che probabilmente e' ininfluente sull'accoglienza da parte del pubblico, ma che ad un occhio critico non puo' sfuggire. Mi riferisco alla tipologia degli "illusionismi" attuati dal protagonista ed al modo in cui vengono "risolti" cinematograficamente. Mi spiego. Provate a pensare ai tanti "numeri" rappresentati da Bale e Jackman in "The Prestige"; là la filosofia era molto diversa, là io percepivo tutto il travaglio tecnico ed umano dei due "maghi" per preparare l'effetto spettacolare clamoroso (ricordate il "blocca proiettili" o la botola in cui cadeva il mago rinchiuso e legato?). Là tutto aveva una spiegazione (o una parvenza), dunque l'approccio era piu' coinvolgente. Qui si usa invece la scorciatoia degli effetti speciali, applicati (abusandone) a "numeri" troppo inverosimili per essere in qualche modo spiegati o almeno "interpretati": quando si vede un tizio che scompare da un palco, mostrandone addirittura l'anima che prende il volo, cosa puo' pensare chi va al cinema? Al massimo applaudire l'effetto speciale e basta. Troppo facile cavarsela così....Che poi, c'e'un altro rischio: attenzione, questa e'la storia di un Illusionista e NON di uno Stregone. Non so se mi spiego: se si rappresentano dei "numeri" troppo inverosimili, si fa un film sul SOPRANNATURALE, che e'cosa assai diversa dall'ILLUSIONISMO. O no?
Erano solo pensieri a ruota libera su un film, comunque, bello.
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