Regia di Antoine Fuqua vedi scheda film
“Il fuggitivo” + “Rambo” + “Il giustiziere della notte”. E una bella dose di antibushismo. “Shooter” è tutto qui. Diretto, anche con una certa cura soprattutto fotografica, da Antoine Fuqua, lo stesso del sopravvalutato “Traning Day” che valse l’Oscar a Denzel Washington, “Shooter” è un thriller modesto, zeppo di incongruenze e sberleffi alla logica che mettono a dura prova la cosiddetta sospensione dell’incredulità dello spettatore. Qualche esempio ? Un’ operazione chirurgica fai da te, un’altra con l’ausilio di una ragazza abile nell’uncinetto; sparatorie che nemmeno nel mitico “Commando” con Arnold Schwarzenegger e dei dialoghi a cui non sembra credere nessuno, attori per primi. Un film di genere, più fracassone che avvincente, con un interprete Mark Wahlberg, altrove più che bravo (in “Boogie Nights”, il suo esordio da attore e soprattutto nel recente “The Departed”), qui monocorde e incolore. La novità per un film di questo tipo sta nelle velleità politiche. Se il messaggio di Rambo, poi stravolto dai sequel muscolari, era la denuncia delle condizioni di vita psicologiche de reduci del Vietnam e quindi implicitamente una critica all’impegno militare oltre confine, in “Shooter” ritorna il complesso di colpa del reduce in lotta contro un Potere ostile e ben riconoscibile: contro un Presidente che al protagonista “non sta simpatico” (ma non stava simpatico neanche il precedente); contro un’Amministrazione, sintetizzata da un senatore privo di scrupoli, che ha mentito sulle armi di distruzione di massa in Iraq e che ha intrapreso la guerra contro Saddam per i ben noti interessi petroliferi. Per non parlare dei tanti scandali nascosti, come le torture nel carcere di Abu Ghraib. Più che una denuncia articolata, però la sceneggiatura del film giustappone una serie di slogan anti Bush accompagnati da tanto risentimento che in un film ammazza-tutti come questo sono attinenti alla materia come i cavoli a merenda. L’impressione, comunque, è che Hollywood dovrebbe ringraziare il Presidente più odiato d’America: senza Bush un film come “Shooter” (o come “Syriana” o come i tanti documentari o pseudo documentari) non sarebbero mai usciti.
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