Regia di Marco Risi vedi scheda film
Sbruffone presuntuoso e crapulone incallito, un argentino nato povero non solo viene strappato dalla malavita, ambiente nel quale avrebbe senz'altro riscosso grandissimo successo, ma addirittura viene reso ricco, celebre e potente dal gioco del calcio. Maradona diventa uno dei più grandi (e famosi, nonchè idolatrati) giocatori di sempre, ma la sua vita rimane quella di quando era ragazzino: incapace di amare davvero la propria moglie (sbandiera il matrimonio ai quattro venti, ma non disdegna di tradire la consorte appena possibile), di fermarsi di fronte alle tentazioni (la dipendenza dalla droga, problema enorme e mai neppure lontanamente risolto), di guardare al suo prossimo con umiltà (sintomatica la scena del matrimonio, in cui il bravo Leonardi fa un discorso che, messo in bocca ad Al Pacino in Scarface, non avrebbe assolutamente sfigurato). Certo, l'idea di inneggiare ad un esempio tanto nefasto e palesemente negativo è disastrosa, ma Risi mette comunque in scena con cura ed arte una bella epopea sportiva nella prima parte del film, per poi dedicarsi principalmente all'inarrestabile declino fisico ed umano nella seconda, in cui il ritmo inevitabilmente si abbassa. E l'utilizzo di parecchio materiale di repertorio (compreso il famigerato, fraudolento gol di mano contro l'Inghilterra ai mondiali '86) è ben contenuto e dosato con giustezza. A tal proposito va rimarcato quanto sia triste, davvero molto triste questo titolo che riporta immediatamente alla mente quell'episodio di mostruosa antisportività ed il campionato mondiale rubato: si poteva usare più gentilezza per ricordare quest'uomo, soprattutto considerando con la debita perplessità il tono qua e là agiografico che Risi ha imposto al suo lavoro. Ma Maradona non è stato certo una vittima o un martire. A suggellare il misfatto, ecco la comparsata di Taricone del Grande fratello.
Vita, carriera, affetti e problematiche di Diego Maradona, calciatore, dall'Argentina alla Spagna a soli 22 anni, 2 anni più tardi a Napoli, poi campione del mondo (1986) e infine cocainomane obeso allo sbando.
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