Regia di Marco Risi vedi scheda film
Premesso che per scorrere in maniera esaustiva la biografia di Maradona servirebbe almeno uno sceneggiato televisivo, bisogna subito notare come Marco Risi scelga, colpevolmente, di sorvolare su alcuni momenti importanti della vita del pibe. Non si fa cenno, per esempio, al figlio nato a Napoli e riconosciuto soltanto in forza di una sentenza del tribunale, oppure alla riabilitazione svolta a Cuba ed ai proclami in favore di Castro. Il film, insomma, si risolve nell'agiografia, seppure costellata di cadute (ma neanche la vita di San Pietro e quella di San Paolo erano state tutte rose e fiori, prima dell'assunzione in cielo), di un personaggio al quale va tutta la simpatia del regista. E tuttavia il film una sua efficacia spettacolare ce l'ha, per come riesce a non dipingere i personaggi del tutto negativi o completamente positivi, da Cziterspiller a Coppola, dallo stesso Diego alla moglie Claudia (che forse è l'unico personaggio che nel film risulta esageratamente più simpatica rispetto a com'è sempre apparsa nella vita reale). Il senso del film, a mio parere, è che, nella vita di un predestinato come Maradona, la mano de Diòs c'è stata eccome e non è quella che hanno visto tutti (tranne l'arbitro) nell'arcifamosa partita con l'Inghilterra, ma è quella che si è manifestata nel dono di saper giocare al pallone come nessun'altro sulla terra e poi nel tirarlo fuori per i capelli da situazioni nelle quali si era infilato da solo, sempre per inseguire un pallone.
Biografia, tra ascese folgoranti e rovinose cadute, del più grande calciatore degli ultimi trent'anni.
Un'interpretazione non semplice, anche perché si assiste ad un procedimento inverso a quello che caratterizzò la lavorazione di "Babe, maialino coraggioso": là crescevano a dismisura gli interpreti del protagonista, qui sarebbe servito un compressore per gonfiare e sgonfiare il povero Leonardi a seconda delle varie metamorfosi del calciatore.
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