Regia di Ermanno Olmi vedi scheda film
Il bergamasco Ermanno Olmi è attivo come regista dal 1960 con IL TEMPO SI E’FERMATO, raggiunta una certa notorietà con IL POSTO e I FIDANZATI, nel ’78 ha vinto il festival di Cannes con L’ALBERO DEGLI ZOCCOLI e nel ’88 quello di Venezia con LA LEGGENDA DEL SANTO BEVITORE. Il suo è un cinema lieve, onesto, spesso allegorico fatto di storie intimiste, bucoliche, profondamente cattoliche, negli ultimi quindici anni ha lavorato per la TV e per il documentario, ma è tornato al cinema con il medievale IL MESTIERE DELLE ARMI, l’orientaleggiante CANTANDO DIETRO I PARAVENTI e con il film collettivo TICKETS. Due anni fa ha girato CENTOCHIODI: un giovane professore di filosofia decide di inchiodare al pavimento i libri della biblioteca della facoltà in cui lavora perché è convinto che non favoriscano più gli incontri e la conoscenza tra gli uomini. Decide così di lasciare la città, la sua Bmw e riparte da zero, dapprima vagando per le campagne circostanti il Po (siamo nella bassa Padana) e poi stabilizzandosi in una casupola vicina all’argine del fiume. Qui sembra riscoprire i valori semplici della vita, stringe amicizia con i vicini abitanti di un paesino che per il suo aspetto chiamano “Gesù Cristo”. Identificato dai carabinieri, i quali erano alla sua ricerca perché unico sospettato dell’incomprensibile gesto, viene sottoposto a fermo, si dichiara responsabile ma non colpevole e al maresciallo dice: “Tutti i libri del mondo non valgono un caffè con un amico”. In precedenza si era congedato dai suoi nuovi amici, condannato agli arresti domiciliari viene inutilmente atteso da loro, ma lui dopo un incontro con il suo padre spirituale tanto deluso dal suo atteggiamento, prima di sparire nuovamente, si accomiata con alcune pillole di saggezza: “I libri servono solo a ingannarci a vicenda…Le religioni non hanno mai salvato il mondo…”. A parte queste belle frasi e la canzone sui titoli di coda “Non ti scordar di me” riarrangiata dai jazzisti sardi P.Fresu e A.Salis, in quest' ultima annunciata opera (meno male che è l’ultima) di E.Olmi non c’è niente da salvare. CENTOCHIODI vorrebbe partire come un thriller con il ritrovamento da parte del custode della biblioteca di qualcosa di grave ma assomiglia a una farsa, poi procede con toni fiabeschi verso un mondo agreste fatto di solidarietà umana e di umiltà, nel descrivere i paesaggi ci sono echi del cinema di F.Piavoli, nei villici del luogo suggestioni felliniane. Purtroppo tutto è fittizio e patinato come la fotografia del figlio Fabio, le citazioni di Klibansky e Jaspers fanno il loro effetto ma non bastano, la tesi “rivoluzionaria” sui libri e la cultura è debole, l’ecologismo presente è di maniera, l’idea di parabola evangelica applicata ai giorni nostri caotici, vuoti e privi di valori funziona fino a un certo punto, gli attori non professionisti o sono sopra le righe o inconsistenti come il protagonista Raz Degan, un ex modello che ha l’espressività dei chiodi che maneggia nel film, Olmi poi è un regista dai toni sommessi che in lui però sfociano nel soporifero, probabilmente è l’autore più noioso e sopravvalutato del cinema italiano.
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