Regia di Ermanno Olmi vedi scheda film
Olmi ci fa il catechismo con uno stile paracinetelevisivo da spot della zuppa del casale e fa raccontare al suo protagonista falsocristo del terzo millennio miracoli e parabole di Gesù a una platea di ottantenni che, avendo in gioventù frequentato i corsi della dottrina di San Pio X, dovrebbero conoscerli a menadito. Dopo avere rinfrescato, udite udite, il miracolo delle nozze di Cana e la parabola del figliol prodigo, mi aspettavo quanto meno la parabola del buon samaritano, quella del ricco epulone e il miracolo della resurrezione di Lazzaro. L'inizio del film sembra IL CODICE DA VINCI girato dall'ultimo Pupi Avati, mentre tutto il resto rimanda al Fellini fellinista e spompato della VOCE DELLA LUNA. La riunione degli anziani pare un'assemblea di toniniguerra, dai quali ci si aspetta di sentire, da un momento all'altro, qualcuno che esclama "l'ottimismo è il sale della vita!". Insomma, questo parabolozzo vagamente new age e cristologico, recitato da cani in scarsa vena (Raz De Gan è irrimediabilmente negato per il cinema), sarà anche il testamento cinematografico di Olmi, ma non sta in piedi da qualsiasi parte lo si guardi (questa specie di guru de noantri getta al fiume il suo BMW, ma si tiene portatile e carta di credito) e mette solo tanta tristezza. Il nostro Ermanno Olmi è (forse era) un altro.
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