Regia di Ermanno Olmi vedi scheda film
Fortunatamente recuperato in un'arena estiva, il sottoscritto, fermamente non credente, ha trovato "Centochiodi" un film suggestivo ed affascinante. L'ultimo film di Ermanno Olmi è una sorta di testamento nel quale il Maestro s'interroga sulla differenza tra il sapere e il conoscere, tra l'avere e l'essere. Le religioni non hanno mai salvato il mondo, dice il professorino assistente di un vescovo vegliardo e dedito alla lettura dei suoi amati libri, anzi, non hanno fatto altro che creare ulteriori fratture nella società degli uomini. Dov'è Dio? Perché assiste alle diaspore tra i suoi figli? A cosa servono tutti questi libri nei quali sono solo scritti pensieri ipocriti che non fanno altro che dividere? A rappresentarlo così, il film pare un trattato di ateismo. Eppure è di chiara ispirazione cattolica: denso di simbolismi "rubati" alle sacre scritture -i chiodi, la vita di Gesù prima dei 30 anni (la vita precedente del professorino), i 12 apostoli (i pescatori-campagnoli), Maria Maddalena (la panettiera), l'acqua, il fuoco, la galera (la crocifissione), il maresciallo (un funzionario romano meno vigliacco), il vescovo (un rappresentante del clero meno chiuso), l'attesa del Cristo...-, con alcune citazioni delle parabole e dei miracoli descritti nei vangeli, "Centochiodi" è il film nel quale si ritrova l'anima più profonda di Olmi, il quale, più che condannare le religioni, punta il dito contro il troppo sapere senza capire. Perché, citando l'ormai famosissima frase del film, "tutti i libri del mondo non valgono un caffè con un amico". Frase, a dire il vero, un po' ambigua, forse troppo generalizzante. Un film, tuttavia, aperto e libero, che, come dice uno dei compari del professorino, quello mattarello, è come "il fiume che và lontano". Và lontano, come il battello sul quale ballano alcune persone in una bellissima scena. Và lontano, eppure sembra così vicino. Vicino a noi.
Dopo aver inchiodato i massicci e antichi libri della biblioteca dell'università in cui insegna, un affascinante professorino si disfa di ciò che rietiene inutile e se ne va a vivere sul fiume, dove consoce alcuni pescatori.
Stupenda, di Fabio Vacchi, con una canzone di Paolo Fresu.
Voto: 8.
E' sinceramente inascoltabile, ma s'inserisce bene nel contesto.
Doppiato dalla calda voce di Adriano Giannini, è sorprendente e assai affascinante.
Perfetta, libera e potente. E' il suo testamento.
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