Regia di Ermanno Olmi vedi scheda film
Devo premettere che di Olmi avevo visto solo (parecchi anni fa ormai) "L'albero degli zoccoli". Mi ero rifiutato di vedere il suo penultimo film (che ora cerchero' di recuperare) infastidito dalla presenza di Bud Spencer. E anche stavolta il meccanismo del pregiudizio ("Raz Degan?? ma che c'entra?") mi stava per dissuadere dalla visione. E invece mi sono trovato davanti ad un'opera che non saprei come definire....Interessante? Affascinante?....beh, direi "necessaria". Si tratta di un film semplice, con personaggi semplici, che, con linguaggio cinematografico semplice, si fa portavoce di concetti altissimi e molto attuali. Il regista pare chiedersi a che punto e' arrivato l'uomo e la sola risposta e' che la civiltà della parola scritta, dei dogmi tramandati, della cultura accademica ufficiale, hanno portato l'essere umano ad una crisi forse irreversibile, ad un fallimento a cui, sola via di scampo, e' proponibile contrapporre un nuovo Umanesimo. Che contrasti "I Libri" (di qualsiasi fede o religione) intesi come progetto di egemonia culturale e/o politica. Il novello Gesu' Cristo rappresentato da Raz Degan (chi l'avrebbe mai detto?) e' indovinatissimo e carismatico nella propria progressiva perdita di certezze e nella acquisizione di nuova consapevolezza. Fortissimo poi, e di grande impatto, il dialogo (nell'ultima parte del film) fra il professore e il prete: due mentalità agli antipodi. Da una parte la "rinascita" dell'uomo dalle macerie di una cultura fallimentare e dall'altra il conservatorismo attaccato alle icone del passato ed ai dogmi di sempre. Dogmi che la Chiesa si ostina a custodire quasi con rabbia, senza il minimo segno di disponibilità ad ascoltare nuovi segnali e nuove necessità da parte di quell'Uomo che cerca l'Uomo (e non Dio). E la cosa piu' bella e' che questa accorata richiesta di ascolto del mondo e del suo fallimento non ci proviene da un ex settantasettino o da un new global, ma da un intellettuale di solida e provata fede cattolica come Ermanno Olmi. Adesso, dunque, sono proprio curioso di vedere come i vari Ferrara e Pera giudicheranno il messaggio di questa pellicola, loro che si dichiarano laici ma che fanno il tifo per la Chiesa piu' conservatrice. Cio' che li frega e' che questa volta non hanno nemmeno la scorciatoia di etichettare Olmi come "catto-comunista", visto che il regista in questione di comunista ha meno di nulla. Entusiasmante lo stile con cui Olmi coniuga il messaggio spirituale del film con immagini e personaggi estremamente concreti. Nelle varie recensioni ho potuto cogliere riferimenti e cenni a Dostoevskij,Bresson,Zavattini,Fellini..: tutto condivisibile. In quella piccola comunità sulle rive del Po, il tempo sembra essersi fermato. E vi si puo' individuare una sorta di laboratorio, di work in progress, teso a costruire una nuova Umanità. E quegli uomini e donne semplici e concreti, seduti a quel tavolo, ci appaiono quasi come figure Apostoliche di un nuovo Umanesimo. Cio' che salverà il mondo.
Perchè...e' vero che non sono mai state le Religioni a salvare il mondo.
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