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Il colore della libertà

Regia di Bille August vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il colore della libertà

di Utente rimosso (LGiulia)
7 stelle

Biopic sulla vita di James Gregory, secondino incaricato di controllare Mandela, grazie alla sua conoscenza della lingua Xhosa. Ovviamente, mi viene da dire, essendo un biopic sulla vita di una guardia carceraria e incentrandosi su questioni delicate ma di vitale importanza non solo per il Sud Africa, quali apartheid, razzismo, mancanza di equità di diritti fra persone uguali ma diverse solo nel colore della pelle, il prodotto ha sviluppato parecchia retorica e svariati punti di prevedibilità, se così vogliamo chiamarli, come ho letto non solo in recensioni varie, ma anche su alcuni siti. Certo se fosse stato un bel biopic su Mandela magari il risultato avrebbe fatto successo maggiore e avrebbe dato un'idea meno "scolastica". Mi permetto, però, di dissentire, almeno su alcuni aspetti. Direte voi che forse io sono troppo "sensibile" ai problemi correlati al razzismo (e non solo legato al problema della pelle, sia chiaro). Ma di spunti su cui riflettere, oltre alla mera didattica, nel film io ne ho trovati parecchi. Per esempio, James Gregory e il suo rapporto con il ragazzo di colore, dal quale ha imparato usi e costumi (oltre che linguaggio) dei "negri". Per lui questo legame rimane quasi un'onta, una vergogna, qualcosa di cui non parlare. Fino a che non conosce Mandela e non comprende ciò per cui quest'uomo combatte. In effetti, James e sua moglie Gloria sono razzisti e favorevoli all'apartheid, ma vedendo le bestialità del sistema e capendo che tutto ciò non porterà a nulla, il loro atteggiamento muta. Non d'improvviso. Muta nel tempo, con un'evoluzione graduale, dovuta all'informazione e alla conoscenza: noi, infatti, temiamo più di ogni altra cosa ciò che non conosciamo. La paura del buio per esempio: perché il buio è così temuto? Perché non conosciamo ciò che si cela in esso. Così come per la famiglia Gregory la paura era Mandela e il suo messaggio, appunto, sconosciuto: poi la conoscenza ha levato le tenebre dagli occhi e ha permesso loro di comprendere che non c'era nulla da temere. E come loro, un intero popolo. Forse, c'è della retorica visiva in questo film, cosa che non mi stupisce essendo August il regista, ma la pellicola è valida e non solo scolasticamente parlando. Soprattutto ai giorni nostri, quando non siamo in grado di aprire gli occhi di fronte agli orrori delle continue tragedie che soffocano popoli che cercano una via di fuga nel Mediterraneo, tanto siamo ottenebrati da un'informazione sempre più di parte e da gente che usa quelle minoranze di delinquenti (come se noi fossimo tutti dei santi) per lavarsi le mani delle vittime di un sistema crudele e abberrante. Aprite gli occhi..

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