Regia di Stefano Calvagna vedi scheda film
Dopo la banda Cavallero, Luciano Luthring e Renato Vallanzasca, e' la volta di un film che narra le gesta di Luciano Liboni (nell'occasione ribattezzato Marco Scattoni) piccolo criminale solitario che per la sua abilità nel darsi alla macchia verrà soprannominato per l'appunto "Il lupo". Nativo di Montefalco, Liboni si renderà protagonista di rapine a mano armata aggravate e dell'omicidio a sangue freddo di un appuntato dei carabinieri, fino alla sua dipartita nell'estate del 2004 a Roma, dove verrà freddato da un carabiniere, non prima che il Liboni prendesse in ostaggio una turista francese minacciandola con la pistola puntata alla tempia. Stefano Calvagna (il quale si ritaglia anche un piccolo ruolo nel film) dirige una piccola produzione indipendente con pochi soldi, uno stile irrimediabilmente televisivo e romanzando i fatti di cronaca realmente avvenuti. Pellicola costituita da molti flash-back che narrano la difficile vita privata di Liboni, un individuo irrequieto e violento sin dall'età adolescenziale. Interpretazioni approssimative, dove Massimo Bonetti (Liboni) e Antonella Ponziani (la sorella) riescono a limitare i danni grazie al loro consumato mestiere di attore. Non e' la stessa cosa per Enrico Montesano, qui in uno dei suoi rari ruoli drammatici, il quale riesce a buttare nel water quarant'anni di onoratissima carriera cinematografica. Ma il peggio e' nell'ideologia del film e non nella parte prettamente tecnica e cinematografica. Ex-ultra' della Lazio e vicinissimo agli ambienti dell'estrema destra, il regista-attore Stefano Calvagna mi ricorda un po' il suo collega Renzo Martinelli. Oltre l'orientamento politico, li accomuna la convinzione di essere ripetutamente bistrattati dalla critica a causa del loro anti-conformismo e per essere contrari al "politically correct". Qesto IL LUPO vuole essere l'apologia di un individuo che con il suo comportamento e stile di vita, ha osato sfidare le convenzioni borghesi e l'ordine costituito, trasformando un comune criminale in un martire vittima di una società marcia, corrotta ed egoista, proprio come il colonnello dei carabinieri (personaggio del tutto inventato, almeno credo) interpretato da Montesano, il quale e' solo interessato ad eliminare l'uomo che ha tolto la vita a suo figlio. Tra patetiche frasi fascistoidi (onore a te o Gladio) e ridicolissimi rapporti orali consumati in un suv, c'è anche spazio nel finale per una poesia in romanesco recitata dallo stesso Calvagna dedicata proprio al Lupo. Che dire, sono in attesa che Calvagna diriga un film sulle eroiche gesta di Norbert Feher, meglio conosciuto come Igor il russo.
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