Regia di Kiyoshi Kurosawa vedi scheda film
Il film di Kiyoshi Kurosawa respira l’aria dei whodunit/thriller psicologici anni ‘80/’90 come Manhunter, Seven e Il Silenzio degli Innocenti. Se però la struttura narrativa, le "radici" o comunque lo sviluppo dell’intreccio è riconducibile a film del genere, lo stile registico e la profondità delle tematiche lo esulano da un facile collocazione conferendo grande personalità e originalità.
Partendo dallo stile registico Kurosawa(che cura anche la sceneggiatura) lavora soprattutto con il piano sequenza e campi lunghi, lavorando poi con una fotografia che gioca sulle luci ed ombre catalizza una sensazione di inquietudine, di disagio e oppressione.
Queste sensazioni sono massimizzate dall’assenza di una vera e proprio colonna sonora, dove i silenzi vengono riempiti dai rumori ambientali caricati però sul volume.
Non mancano i primi piani, centellinati allo scopo di enfatizzare lo stato d’animo dei personaggi.
Questa messa in scena si lega perfettamente ad un viaggio all’interno della psiche partendo da quella dei personaggi e confluendo in quella umana.The Cure scava all’interno del sub-conscio, vuole raccontare di un sepolto istinto maligno che alberga dentro di noi, evidenziato anche da un dualismo bene-male tra il Detective Takabe e l’assassino,dualismo non solo nel confronto diretto ma anche nella lotta interiore.
Il finale chiude un’opera che si discosta dal classico thriller psicologico proprio nella sua filosofia,nello stile di sequenze sul filo dell’onirico, nel suo spiazzante e in un certo qual modo terrorizzante approccio nello scavare nella psiche umana,il tutto unito in un'ottima gestione dei tempi e della suspense che rendono l’opera uno dei thriller più affascinanti del cinema orientale e non.
Voto:9
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