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300

Regia di Zack Snyder vedi scheda film

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FABIO1971

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La recensione su 300

di FABIO1971
4 stelle

300 è un film senz'anima. La versione cinematografica della graphic novel di Frank Miller (che, seppur dignitosa, già di suo sfigurava in confronto ai più brillanti capolavori del suo autore, dai meravigliosi cicli di Daredevil fino a The Dark Knight Returns o alla saga di Sin City o, ancora, alle sue fiammeggianti versioni di Elektra) si limita a condensare in due ore di roboante videogame l'afflato epico della vicenda (la seconda guerra persiana, con la sanguinosa battaglia delle Termopili, in cui trecento soldati spartani tennero eroicamente testa all'esercito di Serse), uno spettacolo rutilante di corpi squarciati e sangue zampillante, ma freddo e superficiale nei suoi leziosismi stilistici mascherati da vezzi d'autore. Tra gli osanna e le lodi sperticate di chi vi ha trovato le tracce di una operazione emozionante e coinvolgente, oltre che filologicamente e storicamente accurata e, dall'altra parte, le critiche di chi ha ravveduto nell'impianto ideologico del film elementi eccessivamente reazionari ed estremisti, basterebbe semplicemente evidenziare alcuni insostenibili difetti dell'opera per chiudere la querelle: i personaggi, infatti, non hanno spessore, i loro caratteri vengono solo abbozzati e mai sviluppati, non ci si appassiona ai loro tormenti, non si ravvede l'eroismo nelle loro gesta perchè è proprio il loro status d'eroi che più eroi non si può (con gli attori "costretti" a sorbirsi prima delle riprese ben due mesi di palestra) ad essere svuotato da ogni consistenza drammaturgica, in nome di un estetismo fine a se stesso che, se trasfigurato sulla pagina del fumetto mantiene un suo senso (e un suo indubbio valore) perchè mette in moto nel lettore i meccanismi della fantasia, mentre, se trasportato sul grande schermo con tale magniloquenza e retorica, finisce per rivelare la sua natura effimera e superficiale. Senza contare l'incredibile mole di errori ed incongruenze che infarciscono il film: dalle dichiarazioni dello stesso Snyder, che afferma di aver modificato le tecniche di guerriglia e combattimento delle falangi spartane "per farle sembrare più cool" (testuale...), rendendole, quindi, storicamente inattendibili (e quanto deve essere stata cool anche la scelta di contrappuntare gli eroici combattimenti con una colonna sonora heavy metal). Oppure il sangue, che non si deposita mai sulla terra (assurdo? No, vezzo stilistico, il sangue deve volteggiare nell'aria appena sgorga dalle ferite), o i primi piani in cui si intravedono le piombature dei denti o i segni delle vaccinazioni sulle braccia degli attori o i riflessi delle luci di scena negli occhi. Ancora? Il consiglio degli anziani di Sparta, età media 30-35 anni... O le ombre e le nuvole che cambiano posizione a seconda del taglio delle inquadrature. O, infine, la parola Sparta (o spartano), ripetuta per tutto il film quasi ogni minuto fino a rasentare il ridicolo. Restano, indubbiamente, le squisitezze ipertecnologiche della messinscena (dieci team di maghi degli effetti speciali sparsi su tre continenti, più un vero e proprio contingente di costumisti e scenografi), il ritmo vorticoso e qualche sequenza di notevole plasticità figurativa, ma è tutto troppo sfacciatamente cool per toccare il cuore. Figurarsi l'anima.

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