Regia di Zack Snyder vedi scheda film
Stupefacente Fantastorico di grande impatto visivo, 300 riesuma dagli ancestrali ricordi scolastici la battaglia delle Termopili. Avvenimento storico del 480 ac ammantato di leggenda epica, come sempre sono avvolte dalla nebbia del mito tutte le storie a metà tra fatto e ode, tra documenti e tradizione orale che provengono dalla Grecia Antica. Il film è tratto dal fumetto e come fumetto è trattato, come tavole in movimento, come i bambini a scuola immaginerebbero il cupo e spietato mondo spartano delle sue leggi contrapposte all’urbana e civilizzata Atene, come un talento assoluto come Miller ha immaginato “il fatto” assoggettandolo alla propria visione, piegando al proprio pennello le spade, le lance e le armature, interpretando la visione degli Spartani assediati di fronte alle torme pittoresche e mostruose delle cento nazioni asiatiche agli ordini di Serse figlio di Dario. Il conquistatore. Dalla voce innaturalmente bassa, talmente tempestato d’oro da sembrare un superstite di un’esplosione di una gioielleria, dai modi melliflui da dio in terra ma che ai rudi spartani e ai rudi spettatori in sala appare un po’ come una drag-queen sofisticata e ambigua. Una truppa d’assalto da Vaudeville, pittoresca e stramba, folkloristica quasi, lontana anni luce dall’esposta e quasi ridicola mascolinità dei sacrificati eroi Spartani.
La battaglia occupa tre quarti del film, i virili spartani, dal profilo greco, i fisici da Mister Olimpia, l’agilità di Neo di Matrix ricordano molto il Marv di Sin City, altro mito Milleriano dall’ottuso eroismo e dal personalissimo senso del dovere e dell’onore. Non si tratta di ricostruzione storica, non ne ha le pretese Zack Snyder poiché tutto scorre sull’onda dell’ in- vero-simile, del caricaturale, dell’esagerazione grafica e stilistica, delle poche e scarne parole nella cui laconicità gli Spartani refrattari a qualsiasi retorica si riconoscevano, nell’enfasi eroica con la quale sono ripetute queste parole, come slogan molto moderni. E’ un’epica moderna nella sua già sfruttata classicità, l’eleganza delle azioni in combattimento sottolineati da ralenty a profusione che immortalano la scena in quadri di grande espressività pittorica, l’iperviolenza è palese e compiaciuta ma mai disturbante, necessaria in quanto parte integrante e inscindibile alla storia interpretata, legata allo stile mutuato dalle precedenti trilogie del Signore degli Anelli e ancora prima di Matrix che fa necessariamente da caposaldo a tutto il fantastico moderno. Come assolutamente moderno è l’immaginario horrorifico sadomaso che dipinge i Persiani come mostri, goffi, deformi o solo esageratamente acconciati per incutere timore, per rappresentare l’altrove che cerca di soverchiare il mondo conosciuto, gli invasori usano rinoceronti e elefanti da battaglia, esseri antropomorfi tenuti in catena a metà tra i troll di Peter Jackson e lo “storpio” di Pulp Fiction, alieni multiformi che si infrangono contro il frangiflutti Leonida fiero Re dei perfetti, selezionati, eletti ed addestrati soldati Spartani. Richiami, strizzatine d’occhio, riferimenti ad una branca della fantascienza non ancora sfruttata, quella della storia riveduta e corretta.
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