Regia di Jia Zhang-ke vedi scheda film
Ammetto di rimanere spesso perplesso dell'esito del concorso ufficiale alla Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia. Nell'ultimo decennio almeno quattro vincitori non mi hanno convinto per niente. Non li elencherò per evitare possibili discussioni - intendiamoci: per mancanza di tempo più che per rinuncia al confronto. Diciamo solo che Still Life è uno di questi. Film statico e stitico, mi si perdoni l'espressione. Se non fosse perchè si sofferma su un argomento di rilevanza politica e sociale (la costruzione di una megadiga in Cina con tanto di trasferimento-sfollamento di un milione di persone e annientamento delle rispettive abitazioni, condomini, villaggi, quartieri, città) sarebbe del tutto irrilevante. Qualche guizzo visionario o poetico (dischi volanti, edifici-astronavi in partenza per altri mondi, bimbiequilibristi sul nulla desolante) e tanta grigia tristezza. Se l'obiettivo era comunicare sconforto, spaesamento, perdita dell'identità, abbattimento della memoria collettiva, il regista ha indubbiamente portato a termine la missione. Credo però che si sarebbe potuto affrontare il tutto con un linguaggio decisamente più coinvolgente ed empatico. Dopo aver girato la Cina per un mese nel 2009 ero ben disposto a realismo (grigiore, umido e ambientazioni sono esattamente così) e tempi cinematografici del tutto differenti da quelli del cinema occidentale. Pur concedendo tutta la fiducia possibile a Jia Zhang-ke ne sono però uscito deluso. Noioso.
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