Regia di Nicolò Ferrari vedi scheda film
Un gruppo di giovani dalle idee ultraprogressiste decide di andare in Cina a studiare il comunismo da vicino. Gli intoppi lungo la strada e le delusioni saranno inevitabili.
Mio Mao – sottotitolo infinito: Fatiche e avventure di alcuni giovani occidentali per introdurre il vizio in Cina – è una pacata satira sul Sessantotto realizzata in tempi rapidissimi (siamo appena nel 1970) a opera di un regista atipico, Nicolò Ferrari, già sceneggiatore per Romolo Marcellini e Pasquale Festa Campanile, e aiuto di Rossellini e Bolognini. Per Ferrari questa è sostanzialmente l’opera seconda, a ben nove anni di distanza da Laura nuda (1961), non esattamente un successo di pubblico e critica, ma comunque una pellicola meno superficiale di quanto il titolo suggerisca. Mio Mao è insomma un lavoro interessante, pur con qualche evidente ingenuità (a partire dalla eccessiva schematicità della trama, per tacere poi delle caratterizzazioni un po’ spigolose, stilizzate) e un budget abbastanza ridotto (quello di Francesca Romana Coluzzi è l’unico nome degno di nota nel cast, per dire); la messa in scena è decorosa, a ogni modo, e nel complesso l’opera ha un discreto ritmo e qualche valido argomento da sfoggiare. Purtroppo sarà l’ultima regia in lungometraggio di Ferrari, che qui è anche autore unico del copione. 4/10.
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