Regia di Giambattista Avellino, Salvo Ficarra, Valentino Picone vedi scheda film
Pensavo peggio. Eviterò i soliti discorsi sui comici televisivi che passano al cinema e sulle difficoltà connesse a questo cambiamento di medium, anche perché il film di Ficarra e Picone, di cui non ho ancora visto il precedente Nati stanchi (2002), funziona abbastanza bene. La trama, arzigogolata quanto basta, proviene dalla commedia latina di Terenzio e Plauto (la fabula palliata), ma, aggiornata ai tempi nostri, ha ancora alcune frecce al proprio arco.
Tutto torna, a partire da quel 6 gennaio 1975 (e a ritornarvi), giorno finale dell'ultima edizione di Canzonissima, quando i due protagonisti, appena nati, vengono scambiati nella culla. Nonostante che i due, entrambi cresciuti a Palermo, non si siano mai conosciuti fino ai 31 anni, il loro destino sembra prefigurato nel testo della canzone vincente di quella Canzonissima, Un corpo e un'anima di Wess e Dori Ghezzi («noi non ci lasceremo mai...»).
Il film dice tante cose e non ne dice nessuna, perché è leggero come l'aria che si respira sulle spiagge e tra i vicoli di una Palermo che sembra depurata di tanti suoi problemi (il ciàffico, la siccità... ovviamente, come diceva l'avvocato D'Agata in Johnny Stecchino), ma sa passare abilmente dalla farsa alla commedia, attraverso l'uso intelligente delle sempiterne barzellette sui Carabinieri. Per questo, si vede con piacere e divertimento.
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