Regia di Francesca Archibugi vedi scheda film
All'uscita vien voglia di chiedersi: ma Francesca Archibugi dove vive? Meglio: in che mondo vive? Domande retoriche dalle scontate risposte: nel suo. Un universo agiato e benestante in una Roma pigra borghese e decadente, sfiorata da qualche senso di colpa tipicamente occidentale. Il suo occhio stanco sull'adolescenza anti torbida dei nostri tempi pare una lezione di catechismo aggiornato ai tempi della Margherita. Una seratona trascorsa all'oratorio in compagnia del prete cattolico che sfoggia muscoli laici. Lontana dalla realtà, lontana dal cuore: i suoi due protagonisti, infelicemente soprannominati Pollo & Curry (che davvero fanno il paio con gli Step e Gin di Ho voglia di te), oltre a essere straordinariamente antipatici e rincoglioniti, vorrebbero (dovrebbero...) rappresentare una fetta di peggio gioventù contemporanea, con sputi piroettati dalle terrazze, voglia di studiare zero e famiglie assai complici nel loro evanescente antinterventismo. Anche qui le analogie con la mostruosa famiglia di Notte prima degli esami oggi sono imbarazzanti. La trasferta indiana è quanto di più vecchio uno sguardo d'autore potrebbe reinventare, inteso sia a livello cinematografico, che sociologico. A conferma che prendere l'aereo vale molto ma molto meno che un trasferimento in tram. Neorealismo dove sei andato?
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