Regia di Roberto Infascelli (1) vedi scheda film
Da applausi "La Polizia sta a guardare". Per il sottoscritto da sempre, ma in HD è ancora migliore sotto il punto di vista dell'azione, del dinamismo, efficacia(al netto di qualche assurdità, come ad esempio perché i banditi nel finale gettano il figlio(nella finzione e nella realtà, il figlio di Salerno fuori dall'Alfetta bianca, poiché il tratto dell'autostrada in cui sono stati spinti nell'inseguimento è "in costruzione quindi senza uscita", quando ancora di più sarebbe diventato quindi un ostaggio irrinunciabile, e pure la conclusione in cui l'Alfetta viene crivellata di colpi di mitra dal blocco dei poliziotti è assurdo, non avendo i banditi potuto sparare al loro indirizzo, nemmeno un colpo; non inficiando comunque uno degli inseguimenti automobilistici di maggiore tensione e grandiosità stilistica, di tutto il cinema italiano. Meno male che almeno Jovine/Lee J. Cobb non si getta dalla finestra aperta alle sue spalle "nella brezza dell'alba" come la scena parrebbe suggerire, dopo essere stato scoperto e in procinto di venire arrestato. Una esagerazione a sensazione del genere, in uno dei film con Merli sicuramente ci sarebbe stata), e del ritmo in crescendo che lo caratterizza nell'ultima mezz'ora, una sorta di perfezionamento e collaudo definitivo degli stilemi stessi che caratterizzeranno il genere "poliziottesco", rispetto allo stesso e precedente di un anno,"La Polizia ringrazia" di Steno/Stefano Vanzina.
Che Infascelli dalla vita breve aveva prodotto con la sua Primex, qui spostando da Roma con eccellente intuizione e ambientazione la vicenda di sequestri, trame eversive, bombe e impotenza della legge, in una città di provincia del nord che proprio lo stesso anno avrebbe avuto Piazza della Loggia: Brescia.
Non ci sono troppe esagerazioni ed eccessi fumettistici, e al netto dei dialoghi spesso ridondanti e didascalici, enunciativi di qualcosa che è già sottinteso o apertamente enunciato nello svolgersi della vicenda e delle singole sequenze, spesso la sostanza del film viene ampiamente riscattata dal livello eccellente delle interpretazioni di tutti, interpreti strepitosi come Lee J. Cobb/ex Questore Jovine, Claudio Gora, lo stesso Jean Sorel convincente come magistrato siculo doppiato da Pino Locchi, caratteristi compresi come Ezio Sancrotti/Catalano, Tino Bianchi il medico legale, Ennio Balbo, il commissario Zenoni interpretato dal grande Gianni Bonagura. Per rendersi bene conto della bravura di un attore come Enrico Maria Salerno/Questore Cardone, basterebbe citare la sequenza della telefonata del figlio rapito dai banditi al telefono dei tassisti, nel piazzale fuori dal bar in una Brescia estiva e assolata. Lasciata poi da lui a penzolare la cornetta e per questo richiamato dal parcheggiatore, mentre si dirige angosciato e correndo di nuovo verso la sua macchina, in uno zoom all'indietro che svela il totale panorama urbano della scena.
Grande scena che rimane impressa come molte altre, nella memoria, anche perché sottolineata dallo strepitoso score di groove urbano del Maestro Cipriani. Uno dei suoi più famosi e riutilizzato, riarrangiato in diversi altri film, oltre che uno dei più rappresentativi del genere, a cui sta praticamente come Morricone sta al western e i Goblin al thriller-horror.
John Nada
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