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La polizia sta a guardare

Regia di Roberto Infascelli (1) vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La polizia sta a guardare

di undying
8 stelle

Lungometraggio gemello de "La polizia ringrazia" (1972), diretto dallo stesso produttore del primo film (Roberto Infascelli) e interpretato di nuovo da Enrico Maria Salerno, qui alla sua migliore performance nel cinema poliziesco.

 

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In un paese della provincia milanese giunge, da Roma, il questore Cardone (Enrico Maria Salerno), in sostituzione del pensionando Jovine (Lee J. Cobb). Determinato a stabilire ordine e rigore morale, Cardone presto si mette contro lo stesso prefetto (Jean Sorel) quando, pur di arrestare i rapinatori di una banca, pone a repentaglio la vita di alcuni civili. Nella zona la delinquenza opera su più fronti, ma è particolarmente attiva nei sequestri di persona. Cardone decide di indagare sul caso - ormai archiviato da mesi - di Andrea Boletti, figlio di un ricco industriale che ha pagato un riscatto di 400 milioni. Quando sparisce anche il figlio del miliardario Riccardi, Cardone fa di tutto per impedire che vengano pagati i sequestratori. In realtà, la banda di rapitori opera dietro copertura di insospettabili eversivi, di matrice politica estremista, coinvolti nella strategia della tensione e negli attentati terroristici. Per convincere il questore a fare un passo indietro, la banda di criminali rapisce Massimo, il figlio di Cardone.

 

"Io non prevedo nessun caso in cui si possa trattare con i delinquenti."
(Cardone)

 

Enrico Maria Salerno

La polizia sta a guardare (1973): Enrico Maria Salerno

 

Una delle migliori performance di Salerno nel genere poliziesco, già reduce dal buon risultato conseguito nell'ottimo La polizia ringrazia (apripista del filone "poliziesco", realizzato l'anno precedente per la regia di Steno) e dal contemporaneo La polizia è al servizio del cittadino? (Romolo Guerrieri, 1973). Roberto Infascelli, dopo aver diretto l'esotico Luana la figlia delle foresta vergine (1968) chiude la sua carriera, dietro la macchina da presa, con questo riuscito La polizia sta a guardare, riproponendo il protagonista (Salerno, con un nome simile a quello del precedente Commissario: Bertone) e, in buona parte, le medesime tematiche de La polizia ringrazia, film che lo ha visto coinvolto in ruolo di produttoreNonostante l'ottimo risultato conseguito sul piano artistico, Infascelli finisce poi per dedicarsi in prevalenza alla produzione (sua quella del celebre Febbre da cavallo, 1976) e alla sceneggiatura (suo l'ottimo testo alla base di L'ultimo treno della notte, 1975). Ben scritto, dallo stesso regista assieme al futuro produttore Augusto Caminito, La polizia sta a guardare offre un cast artistico composto da grandi attori (solo per citare i più presenti: Salerno, Jean Sorel, Lee J. Cobb, Laura Belli) ben diretti da Infascelli, che può contare anche su ottime maestranze tecniche: Riccardo Pallottini, per la bella cinematografia; Roberto Perpignani, autore di un montaggio semplicemente perfetto; Stelvio Cipriani, compositore di una suggestiva e inarrivabile colonna sonora, destinata ad essere riutilizzata sino ad anni recenti [1].

 

Enrico Maria Salerno

La polizia sta a guardare (1973): Enrico Maria Salerno

 

Il tema trattato, relativamente a un momento storico terribile, caratterizzato dall'inadeguatezza della legislatura e dall'impotenza della forze dell'ordine, si sviluppa lasciando sullo sfondo gli attentati terroristici, perpetrati da movimenti politici di estrema destra e/o sinistra, focalizzando invece l'attenzione sui sequestri, da intendere come primo passo, rivoluzionario, compiuto da ideologi deviati e indirizzati verso il conseguimento di obiettivi destabilizzanti. Infascelli riesce a rendere l'idea di quegli anni tremendi girando, di fatto, un ritratto per immagini che non si discosta dalla realtà del periodo. La convincente figura del questore Cardone, combattuta, spaventata, tristemente utopica, interpretata con grande partecipazione dall'indimenticabile Enrico Maria Salerno, anticipa i successivi commissari maneschi, dal grilletto facile (Maurizio Merli & C.), mantenendo però un registro ancora plausibile, realistico. In conclusione, La polizia sta a guardare offre grande intrattenimento (veramente da brivido l'inseguimento finale tra i sequestratori e le Alfa Romeo della polizia, lungo affollate strade della città), subordinato però a temi impegnati, che fanno ancor oggi riflettere sugli enigmatici "anni di piombo" e sulla mai ben chiarita "strategia della tensione".

 

Jean Sorel

La polizia sta a guardare (1973): Jean Sorel

 

Critica di ieri e di oggi

 

Stranamente poco apprezzato da Daniele Magni e Silvio Giobbio, che lo liquidano come "pellicola con tutti i cliché del genere  - pubblicità occulta della Marlboro compresa - un pò noiosella e frammentaria, almeno fino alla scoperta del cattivo di turno: quando infatti sembra finito, il film si riscatta lanciando le Giulia verdi della polizia in un lunghissimo e ben girato inseguimento automobilistico, sulle note della cupa colonna sonora di Stelvio Cipriani, tra le più incisive del maestro. Non a caso film amatissimo dagli alfisti." [2]

 

Roberto Curti, scrive: "L'impressione è quella di un film scritto e girato in fretta: l'ambientazione nella provincia lombarda è appena abbozzata (...) i personaggi di contorno esangui, l'azione concentrata nel quarto d'ora finale. Non mancano i riferimenti all'attualità, alle bombe 'tipo quelle di Milano, quelle che fanno deragliare i treni': e la soluzione, con Salerno che scopre che i soldi dei riscatti servono a finanziare azioni eversive e che a tirare le fila dell'organizzazione è l'ex commissario Jovine, ripete senza invenzioni quella di La polizia ringrazia. E prelude a un pedante confronto verbale, gonfio di allusioni alla strategia della tensione. Lo stesso Cardone è un personaggio irrisolto: a dispetto dei proclami ('Se continuiamo a farci mettere le bombe sotto il culo da destra e da sinistra, senza mai opporci, senza mai reagire, io credo che questo stato di cose non potrà mai cambiare') è privo dei crismi del giustiziere-eroe e non sollecita l'identificazione dello spettatore." [3]

 

Per Tullio Kezich, invece, "il minimo che si meriterebbe un tipo simile (Cardone, n.d.r) è di finire sotto inchiesta: e invece chi ha fatto il film vorrebbe rendercelo simpatico, lasciando credere che agisce fuori dalla Costituzione a fin di bene." [4]

 

 

NOTE

 

[1] Cifr. recensione su La polizia chiede aiuto.

 

[2] "Cinici infami e violenti - Dizionario dei film polizieschi anni '70" (Bloodbuster edizioni), pag. 184.

 

[3] "Italia spara - Il cinema poliziesco italiano" (Lindau), pag. 108.

 

[4] "Il Millefilm" (Mondatori), pag. 487. Riportata anche a pag. 323 di Italia spara, a cura di Roberto Curti.

 

scena

La polizia sta a guardare (1973): scena

 

"Infine, per concludere con una nota positiva, l'assassinio di Aldo Moro e tutti gli altri compiuti per mano dei terroristi se non «rifondarono» la Repubblica certo non avvennero invano. Gli «anni di piombo» produssero un mutamento profondo nell'atteggiamento di un'intera generazione verso la violenza. Man mano che si susseguivano gli omicidi, i fautori della violenza «rivoluzionaria», parte così interna all'esperienza del '68, rimasero isolati tra gli stessi giovani. Alla fine del decennio i problemi più gravi della Repubblica non erano stati risolti, ma si era abbandonata l'idea di risolverli con la forza."

(Paul Ginsborg)

 

La polizia sta a guardare (Roberto Infascelli, 1973) - Sequenza iniziale 

 

OST di Stelvio Cipriani 

 

F.P. 13/06/2022 - Versione visionata in lingua italiana - DVD Alan Young (durata: 92'44")

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