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Dagli archivi della polizia criminale

Regia di Paolo Lombardo vedi scheda film

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La recensione su Dagli archivi della polizia criminale

di moonlightrosso
2 stelle

Paolo Lombardo, già mediocre sceneggiatore e addetto, a vario titolo, alla produzione di films dozzinali, imbastisce con pochi soldi e tanta cialtroneria, un deprimente spymovie all'amatriciana, camuffandolo con un titolo da poliziottesco, genere assai in voga in quel periodo. In dettaglio il Lombardo, con una bieca operazione di "taglia e cuci", assembla sequenze di un film mai completato girato diversi anni addietro (automobili, abbigliamentiacconciature lo confermerebbero) con alcune altre scene di raccordo realizzate ex novo.

La storia, piuttosto confusa, si incentra sul furto di un microfilm custodito nella cassaforte della "Criminal Police" di Londra (mai sentita!), contenente prove schiaccianti contro la mafia (mah!) circa il controllo del traffico di stupefacenti in Europa. Ci si sposta poi in Tunisia dove a dar la caccia al ladro (un agente corrotto di nome Larsen) e al microfilm ci proveranno po' tutti. L'agente Teddy (un Edmund Purdom oltremodo imbolsito, Purdon nei titoli di testa (sic!)) aiutato dall'amica Jane, inviata speciale del Times; Larry Brenton (altro agente segreto, o almeno così pare, interpretato dall'ex Maciste Alan Steel, all'anagrafe Sergio Ciani); la mafia e la gang concorrente capeggiata dal tunisino Astruan.

Il film mai completato, del quale rimangono l'ambientazione tunisina e alcune scene d'azione realizzate in modo piatto ma dignitoso, avrebbe dovuto probabilmente annoverare come protagonista il Ciani, il quale, finita l'epoca dei "sandaloni", tentò senza successo di costruirsi una credibilità come attore.

La parte aggiuntiva che avrebbe dovuto far da collante all'intero girato, lascia invece esterrefatti per l'altissimo livello di pauperismo sia contenutistico che formale e nella quale emergono le tipiche incongruenze delle più squallide operazioni di recupero: personaggi che appaiono e scompaiono senza una logica, attori che si ritrovano, a montaggio ultimato, con ruoli privi di ogni giustificazione nell'economia del racconto, storia che fa acqua da tutte le parti.

Spostando l'attenzione sulla parte recitativa alla quale storici doppiatori del calibro di Pino Locchi, Michele Gammino e Rita Savagnone hanno conferito a onor del vero una patina di dignità, svetta un Edmund Purdom al minimo sindacale. Questi, dopo aver scelto l'Italia come sua nuova patria d'elezione, ha dimostrato indubbie capacità di gettare letteralmente alle ortiche una carriera iniziata sotto i migliori auspìci, alternando brutti films a partecipazioni men che secondarie.

Stando agli interpreti maschili, a parte miserabili figuranti impiegati per mafiosi da fumetto e il più volte citato Ciani, troviamo reclutato anche un decrepito Enzo Fiermonte nel ruolo del capo dell'improbabile "Criminal Police".

Trattandosi di serie Z non poteva poi mancare il suo incontrastato monarca Gordon Mitchell, che recita, si fa per dire, accanto al Ciani, salvo poi venire ucciso subito dopo la prima scazzottata.

Comunque e al di là di tutto, la palma del trash è senz'altro da attribuire al traditore mafioso della scena iniziale agghindato alla Tony Binarelli con tanto di cravattona sgargiante in puro "seventies style", che viene falciato con una raffica di mitra in una fintissima esecuzione.

Sul versante femminile citerei la "cessina" e non meglio identificata Mirian Alex, nel debole ruolo dell'inviata del Times, perdutamente innamorata del "bollito" Purdom, nonchè la "cessona" Cleofe Del Cile, nella parte di una pseudo-maliarda collusa con i mafiosi con il compito di circuire l'agente Teddy. Di questa attempata cavallona con arie da diva (ex Miss Roma Antica sic! 1957) ricordiamo senz'altro il fisico sfatto, piuttosto che espressività e capacità attoriali, davvero assai limitate.

In un'ambientazione maghrebina posticcia merita una menzione anche la nostra Valeria Mongardini (Monghardini nei titoli di testa!!!), la quale, dopo un esordio come mediocre cantante (al suo attivo anche una partecipazione a un "Festival di Sanremo"), tentò con ancor meno fortuna la carriera cinematografica, per poi sprofondare nel dimenticatoio. Qui la vediamo nell'improbabile ruolo di una prostituta indigena con la faccia colorata da un po' di fondotinta ma con le braccia lasciate assurdamente e inspiegabilmente bianche!!!

A completamento del gineceo, nota positiva per la danzatrice di colore Zula che si esibisce in un accattivante show di nudo integrale, cosa piuttosto insolita, per non dire fuori luogo, in un paese musulmano.

Se sulla maldestra regia e sul resto del cast non si può che stendere un velo pietoso, sono piuttosto le locations finto-londinesi della parte aggiuntiva a lasciare particolarmente interdetto il malcapitato spettatore. A tal riguardo, persino un bambino si accorgerebbe che ciò che si vorrebbe spacciare per l'aeroporto di Heatrow altro non è che quello assai meno esotico di Fiumicino. Le ingenue inquadrature dei "mitici" telefoni pubblici della SIP con la storica placca blu e gialla a dare istruzioni per le telefonate urbane e interurbane, non sarebbero davvero in grado di ingannare nemmeno un minus habens. Ciò senza tralasciare le automobili "inglesi" con la guida a sinistra ed il bollo tondo "italiano" appicicato sul parabrezza, nonchè la gigantesca carta topografica della città eterna con tanto di Lungotevere che campeggia assai poco opportunamente sulle pareti dell'ufficio della "Criminal Police" (ci mancava solo la foto del Presidente Leone ed eravamo a posto!).

Fuori luogo il motivo soul dei titoli di testa e di coda "Mr. Powder Man" cantato da tale Luigi Ottavo con voce da negro e con questo abbiamo detto veramente tutto!!!

Post scriptum: del regista Lombardo, dopo questo film, si sono letteralmente perse le tracce, ma non credo che qualcuno soffra la sua mancanza.

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