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Ho voglia di te

Regia di Luis Prieto vedi scheda film

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La recensione su Ho voglia di te

di juliett
4 stelle

Anche io ho visto il famigerato “Ho voglia di te”. Premetto che non ho letto nessun libro di Federico Moccia né sono una fan , ma ho deciso di andare a cinema per sana curiosità.
Questo genere di film sono dei veri e propri fenomeni sociali,un po’ come il Grande Fratello: nessuno ammette di guardarlo,ma alla fine una sbirciata dal buco della serratura gliela danno tutti.
Non mi aspettavo nulla di nuovo dalla solita storia del ragazzo deluso dall’amore che alla fine,grazie a una donna perdutamente innamorata di lui da anni,riacquista la fiducia nel sentimento sempre cantato ,anzi, sono andata al cinema con la speranza di poter almeno dire:”Il film sta girato male,sarà una stronzata banalissima,ma almeno c’è Scamarcio che per due ore mi fa pensare che anch’io incontrerò il principe azzurro e un giorno mi scriverà frasi spassionate sul cavalcavia!”, e certo non avevo la pretesa di andare al cinema per comprendere finalmente la psicologia della folla di ragazzi che aspettano di anno in anno i prodotti di quest’uomo che ormai è diventato un marchio:Federico Moccia.
Ahimè mi sbagliavo:al peggio non c’è mai fine. Se “Tre metri sopra il cielo” era brutto,ma almeno c’era qualche scena in cui il sospiro veniva un poco meno,”Ho voglia di te” è un film piatto,senza emozioni: in una storia d’amore voglio che i due siano ardenti di passione,come pretendo che un film di Lino Banfi sia cretino. Non si chiede nulla di più ad un film del genere,non chiedo l’inestimabile valore artistico.
I protagonisti sembrano addormentati,non si piacciono e non si vogliono, Gin,inoltre,è una maniaca al limite del reale:inseguiva da tre anni il suo Step prima che il suo sogno d’amore si potesse avverare.
Se scoprissi che un ragazzo mi pedina e mi fotografa da tre anni,lo denuncerei su due piedi e inizierei ad avere un po’ paura a tornare a casa sola. Diceva il grandissimo regista Luis Buñuel che il cinema è lo strumento migliore per esprimere il mondo dei sogni,ma in questo caso anche i sogni hanno un minimo di decenza,e scomodare l’immenso don Luis per questo filmaccio mi pare un sacrilegio.
Riccardo Scamarcio insomma non fa battere più i cuori e neanche la canzone di Tiziano Ferro,che doveva essere la nuova “I can fly”, ci riesce,perdendosi nel polpettone visivo e musicale della pellicola,tanto che soprattutto il primo tempo è girato da vero e proprio videoclip,senza nessuna eccezione;per non parlare dei vari personaggi e storie di contorno,che avevano pure l’ambizione di affrontare questioni sociali (la violenza sulle donne,lo spietato mondo dello spettacolo,la famiglia in crisi,la gravidanza prematura),ma alla fine si sono rivelate il trionfo della mera banalità italica pervasa dal buonismo che addolcisce la coscienza e fa male allo stomaco.
Insomma i cinque euro e venti di biglietto mi sono serviti da lezione: se per un pomeriggio voglio permettermi il lusso di sognare ancora il principe azzurro rivedo “Via col vento” ,per poter dire ancora una volta con le parole di Clark Gable “ Francamente me ne infischio”.

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