Regia di Saverio Costanzo vedi scheda film
Esplorare se stessi attraverso la fede: a questo si affida Saverio Costanzo per la sua seconda opera, per sua stessa ammissione parto faticoso, soprattutto ripensando agli onori e ai successi internazionali ricevuti dal suo debutto, Private. Andrea, stanco e deluso dalla vita finora condotta, entra in un noviziato di gesuiti sull'Isola di San Giorgio, a Venezia. Dal rumore al silenzio il passo si posiziona sullo sforzo di ricercare una vocazione. E dopo qualche settimana sulla lotta tra passioni ed emancipazione dalle stesse, tra amore e indifferenza. Costanzo dunque punta in alto, sceglie uno stile rigorosissimo, si appoggia a una recitazione trattenuta, che sottrae gli attori da ogni colonna portante del mestiere. Il risultato che se ne ricava è interessante ma non eclatante come la materia avrebbe consentito. Se scelta radicale doveva essere, allora valeva forse la pena andare fino in fondo, perlustrare il silenzio con il vero silenzio del luogo e dei pensieri. Il talento del regista è innegabile, ma è come se non avesse avuto fiducia nei propri mezzi fino alle estreme conseguenze. Il protagonista, Hristo Jivkov, ha un volto bellocchiano e una rigidità che va rimodulata. Mentre Filippo Timi deve scaraventare a mare i vezzi e i tempi del teatro, perchè il cinema è alchimia immediata con le immagini prima ancora che con gli spettatori.
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