Regia di Saverio Costanzo vedi scheda film
E' un film tormentato e ambiguo, in parte irrisolto, che però ha il merito di non essere uno dei tanti pamphlet contro il clero e le comunità religiose, ma forse una ricerca di senso. I due protagonisti entrano in seminario non tanto per una magari confusa vocazione al sacerdozio, quanto per tentare di dare un senso alla propria vita, dopo una vagolare sconclusionato nel mondo. La tematica della fede e della preghiera rimane dopo tutto a margine, e compare casomai un'idea un po' generica di Dio e del rapporto dei personaggi con Lui, il tutto anche servendosi di versetti evangelici. I due tormentati protagonisti combattono una strenua lotta con se stessi e con le regole del seminario. E' una battaglia incerta fino all'ultimo, come ambigui rimangono gli obblighi e le regole stessi (giusta disciplina? ingiusta e soffocante imposizione?). Ambigua è anche l'immagine del noviziato. Quanto al film in generale, il ritmo è lento, la narrazione in molti tratti avanguardistica, certi dialoghi sono ermetici e si avvitano un po' su se stessi. Non mancano però le battute efficaci. L'insieme è un po' pesante e la visone richiede buona volontà, ma nel complesso la somma algebrica è positiva. Il bacio tra i due uomini è un po' assurdo, ma non è la classica provocazione pro-omosessualità e in cerca di scandali. Il finale, dopo tanti grovigli, offre un raggio di speranza e di serenità. Il regista teneva certamente un occhio a Bresson, anche se non ne possiede il rigore e la forza
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