Regia di Saverio Costanzo vedi scheda film
il titolo del film lasciava sperare qualcosa di diverso:la bellezza delle parole, sintesi perfetta della sospensione che attraversa il cammino verso Dio di un giovane seminarista viene se non cancellata in qualche modo ridotta da una sceneggiatura che sacrifica al rigore della messinscena il tema centrale del film, ovvero la possibilità di ricercare il sacro attraverso un approccio laico e mondano della fede.La presa di coscienza del paradiso terrestre viene descritto con una ricerca stilistica che ricorda Bellocchio solamente nella forma, per la capacità di descrivere attraverso una messinscena essenziale ed una scrittura ridotta all'osso gli stati d'animo dei personaggi senza averne però la necessaria potenza evocativa.Detto questo non vanno trascurati i meriti di un regista che alla sua seconda opera continua a sfidare regole di mercato e mode pseudo intellettuali prendendo di petto la realtà con una grammatica cinematografica che non ha paura di proporsi in tutte le sue asperità e che riesce a far parlare i suoi attori peraltro bravissimi con la forza di un espressività sofferta e feroce che ricorda i volti Pasoliniani.In memoria di me resta seppur nella sua imperfezione un passaggio necessario per la crescita di un autore che alla pari di Sorrentino fa ben sperare per le future sorti del cinema nazionale.
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