Regia di Ryan Murphy vedi scheda film
Angosciante, tetro, assurdo, tenero, eccessivo, grottesco, eccentrico, beffardo, surreale, irritante, a tratti persino divertente... scegliete voi la definizione giusta per un film che per me rimane un piccolo ed incomprensibile mistero. La pellicola di Ryan Murphy, tratta da un romanzo autobiografico dello scrittore Augusten Burroughs (amatissimo in America e forse un po' sopravvalutato), è un bizzarro racconto di formazione che probabilmente esagera nel mettere troppa carne al fuoco e nel tentativo di gestire contemporaneamente troppi personaggi e svariati piani narrativi. Alla fine il risultato è un guazzabuglio informe nel quale è impossibile non chiedersi dove diavolo si volesse andare a parare: educazione sentimentale di un giovane gay? J'accuse nei confronti della psicanalisi? Elogio (o denuncia?) delle famiglie allargate? Storia di ordinaria follia? Aggiungete pure altre definizioni a casaccio, vanno tutte bene e nessuna otterrà una risposta chiara ed univoca. In definitiva l'unico elemento che mi è piaciuto senza riserve di questo bizzarro film è la straordinaria performance dell'ottimo cast, con delle sontuose Annette Bening, Jill Clayburg ed Evan Rachel Wood. E' soprattutto grazie a loro che la pellicola di Ryan Murphy si guadagna, per quanto mi riguarda, un voto di sufficienza.
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