Regia di Ryan Murphy vedi scheda film
Film multicentrico, costruito essenzialmente attorno alle figure dei vari protagonisti, le cui personalità, per altro, sono appiattite su singoli stereotipi: l'artista incompresa e psicopatica, lo psicanalista cinico e profittatore, la casalinga vittima, il figlio adottivo emarginato e violento, e così via. Questo impianto, tipicamente hollywoodiano, che si nutre di primi piani e scene madri, mette completamente in ombra il tessuto narrativo, con un esito sicuramente paradossale per un film tratto da un romanzo. Ne risulta poco più che un agglomerato di macchiette, che, venendo a mancare il momento di riflessione psicologica e sociale, dà luogo ad un film di solo intrattenimento, non molto brillante, né particolarmente divertente. Nel complesso, una delusione; tuttavia, il carattere così indeterminato di questo prodotto lascia un certo margine al dubbio.
Il ruolo del protagonista andrebbe molto meglio articolato: allo stato attuale, è relegato ai margini della storia, come un io narrante passivo ed emotivamente poco coinvolto.
All'interno del cast, è l'esempio più evidente di interprete sprecata.
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