Regia di Eugenio Cappuccio vedi scheda film
Lorenzo Maggi (Volo) è un avvocato di Genova che ha largamente superato la trentina, edonista, arrogante, ambizioso e superficiale. Un giorno sviene all'improvviso. Lo ricoverano in ospedale dove deve dividere la stanza con Giovanni (Davoli), un camionista romano chiacchierone e socievole. Dapprima diffidente, Lorenzo rompe il ghiaccio con Giovanni, ne apprende la vicenda personale e, una volta dimesso dall'ospedale in attesa dei risultati della biopsia, decide di partire per l'Umbria alla ricerca della figlia (Taddei) che Giovanni non vede da tempo e che è all'oscuro di tutto.
Dopo le prove incerte de Il caricatore (osannato comunque dalla critica) e Volevo solo dormirle addosso, Eugenio Cappuccio rivela un autentico talento autoriale con un film sussurrato, agrodolce, totalmente privo di retorica, giocato su un registro a mezzi toni che fa da sponda al tema della sofferenza e al centro del quale troviamo ancora una volta un giovane rampante. Senza alcun escamotage didascalico, Uno su due restituisce tangibilmente la sensazione del logorio interiore che vive chi si trova di fronte alla minaccia di un cancro. Il resto della qualità, sbiadita solo da qualche scena strappalacrime, lo fanno gli attori: un Fabio Volo che dopo Casomai, La Febbre e Manuale d'amore 2 conferma misura nella recitazione e capacità espressive. Ma anche i comprimari sono superlativi: Anita Caprioli, in una parte tutto sommato marginale; Giuseppe Battiston, caratterista di prima grandezza; Francesco Crescimone nel ruolo del "professore" e un Ninetto Davoli capace di una prova dolente, sorniona, ispiratissima, e molto lontana da quei personaggi allegri interpretati per Citti e Pisolini. All'attore romano è stato giustamente assegnato il "Premio Lara" come miglior interprete italiano di tutte le sezioni della prima edizione della Festa Internazionale di Roma.
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