Regia di Manoel de Oliveira vedi scheda film
Atto primo. Fabrício, Cristóvão, Genoveva. La scienza, la religione e la credenza popolare. Esse tentano un confronto, ma non si capiscono. E, in mezzo a loro, c’è lei, Benilde, la verità, inafferrabile, che rivendica la propria indipendenza rispetto a tutte e tre, ed è piena di contraddizioni: è lucida, eppure visionaria, addormentata, eppure vigilante, vergine, eppure madre. Atto secondo. Benilde, Eduardo, Etelvina. Ovvero: l’amore sacro, l’amor profano e l’amor borghese. Il primo possiede l’anima, il secondo il corpo, il terzo solo le apparenze. E i loro riferimenti sono, rispettivamente, Dio, l’individuo e la società: i tre poli tra cui si divide la complessa vita dell’uomo. Atto terzo. Benilde ed Eduardo. I paradossi dell’amore e della devozione. Il “sempre” del Cielo coincide col “mai” della Terra. E l’uomo che non può fare a meno di una donna finisce per rinunciare a lei, pur di non perderla. Questo film ha la forma di un dialogo interminabile e inconcluso, che, quando sembra, infine, di poter convergere, ricomponendo l’inconciliabile, svanisce prontamente nell’annuncio di un addio.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta