Regia di Michael Curtiz vedi scheda film
'I pascoli dell'odio' è ambientato negli anni che precedettero lo scoppio della Guerra di Secessione o Civil War come dicono gli americani e il suo più grosso pregio è quello di rendere il clima di ostilità che stava crescendo e montando tra due modi di intendere le cose diametralmente opposti, che avrebbero dato vita ai due schieramenti contrapposti: i Nordisti abolizionisti, che confluiranno nell'Unione e i Sudisti schiavisti, che faranno parte dell'Esercito Confederato.
La cosa invece più difettosa di un film che è pregevolmente diretto da Michael Curtiz è rintracciabile nella sceneggiatura di Robert Bruckner, che mescola con un po' troppa libertà personaggi reali - i generali Jeb Stuart (Errol Flynn) e Custer (Ronald Reagan), che però non centra nulla con gli eventi narrati, l'attivista e abolizionista John Brown (Raymond Massey) - con altri inventati di sana pianta, come quello di Kit Carson Holliday (Olivia De Havilland), per intessere una storia sentimentale tra lei ed il generale, che nell'economia del film funziona - tra Errol Flynn e la De Havilland c'era sempre una buona alchimia e i due formarono più volte coppie riuscite sullo schermo - anche da contraltare romantico, con dei bei siparietti da commedia, usati anche per smorzare la tensione dei fatti raccontati.
Ciò che più ha fatto discutere, sottolineato anche nel commento al film della scheda, è la caratterizzazione di John Brown, nel film un fanatico religioso che si sente investito di una missione divina e usa metodi terroristici per portare avanti la sua campagna di emancipazione dei neri d'America: il film sposa le teorie di quella parte degli storici che vedeva in lui tale personaggio, al contrario di altri studiosi, che raffigurano Brown come un martire votato alla causa anti-schiavista e non è per questo criticabile, ma lo è invece per il fatto di risultare un po' ambiguo nel non prendere una posizione chiara tra coloro che saranno le fazioni che si fronteggeranno in guerra di lì a poco.
In altri western, anche ambientati in periodi post bellici, dove la schiacciante vittoria del Nord a scapito del Sud rappresentava ancora una ferita aperta, la parte dove sta l'autore viene sempre fuori ma qui Curtiz (e magari anche il produttore Hal B. Wallis) preferisce rimanere nel vago.
Mettendo da parte il lato storico e tornando a quello puramente cinematografico, il film si avvale della consueta ottima regia di Michael Curtiz, che ottiene valide intepretazioni dal corposo cast in blocco e che dà il meglio di sé nelle scene di battaglia, costruite con ritmo vertiginoso e in un crescendo di tensione emotiva, con il contributo decisivo del montaggio curato da George Amy, che raggiunge il culmine nell'assalto all'arsenale di Harper's Ferry in Virginia, fallito da John Brown per l'arrivo dell'Esercito che catturerà l'uomo, assieme ad altri attivisti, e lo impiccherà un mese dopo.
Voto: 7.
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