Regia di Richard Eyre vedi scheda film
La bellezza candida di Cate Blanchett, che incarna la purezza, è qualcosa di indescrivibilmente incantevole quanto la sua bravura e l'innata capacità recitativa che la rappresenta, in binomio con l'altrettanto strabiliante Judi Dench, offrono allo spettatore un lavoro encomiabile che fa strabordare la pellicola di recitazione pura e viva. La Dench nella simbiosi, spaventosamente radicata, dell'anziana insegnante di storia, morbosamente ossessionata dalla figura angelica di Sheba Hart, la nuova insegnante di arte, i cui panni sono vestita dalla già citata Blanchett. Quando l'anziana donna scopre la clandestina relazione tra la più giovane collega e uno studente quindicenne, usa il ricatto della confessione per insinuarsi ancora più profondamente nella vita di Sheba e nella sua famiglia già profondamente turbata. Le conseguenze saranno disastrose. Ottima la messa in scena di Richard Eyre, che concentra l'attenzione sula deviazione psicologica delle due donne, una legata a giovani trasgressioni, l'altra ad omosessuali attrazioni celate, manco tanto. L'alchimia tra le due attrici è fortissima tanto da regalare, agli spettatori, due performance da brividi, grazie anche alla bravura de regista che inscena il dramma nella giusta misura di drammaticità, senza impietosire lo spettatore che finisce per guardare senza emettere sentenza. Peccato per la scelta di Andrew Simpson, nel ruolo dell'adolescente seduttore, senz'altro un attore con un po' più d'esperienza avrebbe alzato la già comunque alta qualità della pellicola, rischiando però (forse) di oscurare le due dame della settima arte.
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