Regia di Ferzan Özpetek vedi scheda film
Ozpetek dirige il meglio di due generazioni d’attori italiani, in un drammone collettivo col solito finale che lascia spazio a riflessioni. Le vicende ruotano intorno ad un gruppo d’amici molto affiatato, in cui ognuno apporta le proprie paure e le proprie forze, vivendo spesso e volentieri come in una sorta di “comune” che somiglia ad un branco di animali che per istinto rimane compatto, temendo la separazione, volontaria o forzata, provando a sopravvivere alla dimensione esogena.
Perfetta la caratterizzazione dei personaggi e gradevole il loro progressivo disvelarsi. La cifra stilistica nel condurre la macchina da presa (piani sequenza in primis) ed il montaggio sono il quid che denota la dovizia e la qualità del film.
Ottime le prove di attore dei soliti Favino e dei semi esordienti Angiolini ed Argentero. Sorprendente Filippo Timi. Gli altri a seguire, con Isabella Ferrari che con pochissime pose buca lo schermo.
La visione provoca emozioni, con un retrogusto che si divide tra le riflessioni sul concetto di separazione ed il tema musicale “Passione” (e le sue infinite variazioni) di Neffa.
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