Regia di Ferzan Özpetek vedi scheda film
L’italo-turco Ferzan Ozpetek ha alle spalle una lunga gavetta come aiuto-regista, dopo aver debuttato nel 1997 con l’esotico e interessante IL BAGNO TURCO – HAMAM, ben presto è divenuto un piccolo autore, con l’apporto decisivo dei produttori G.Romoli e T.Corsi, apprezzato e riconosciuto anche al di fuori del mondo gay. Al cinema, infatti, ha sdoganato da tempo i tanto osteggiati e contestati PACS, DICO ecc., in poche parole le unioni civili tra omosessuali. Fin da LE FATE IGNORANTI ha rappresentato piccole comunità di gay, lesbiche, etero che convivono in pace e armonia sullo sfondo del Cupolone di San Pietro. Dopo il mistico e terrificante CUORE SACRO, con SATURNO CONTRO è tornato a raccontare ciò che conosce meglio, il microuniverso piccolo borghese che gira intorno al suo ombelico, tra i Parioli e il Gasometro. Davide, uno scrittore di favole, convive felicemente con Lorenzo e il loro appartamento è il punto di riferimento conviviale, amicale e gastronomico dell’impiegato di banca Antonio e della moglie psicologa Angelica, della tossica Roberta, di Neval e del suo compagno, del nullafacente Sergio e di Paolo, aspirante scrittore e segretamente innamorato dei padroni di casa. Dunque Antonio ha una relazione extraconiugale con Laura e tutto scorre nella normalità finchè Lorenzo non ha un aneurisma e tutti in blocco si trasferiscono in una corsia d’ospedale. Giungono sul posto i genitori dello sfigato Lorenzo che, dopo le titubanze iniziali accettano la relazione del figlio e le sue disposizioni post-mortuarie perché a un tipo come Davide nessuno riesce a dire di no. Mi ero dimenticato di aggiungere che Roberta in ospedale stringe un’astrologica amicizia con la capo-infermiera, insomma dei 100 minuti totali, la metà girano intorno allo smarrimento esistenziale di ciascun personaggio o coppia in seguito alla scomparsa dell’amico Lorenzo, nell’altra metà si cazzeggia, si filosofeggia (piuttosto male) e si almanacca. SATURNO CONTRO è una soap-opera formato cinema, costruita a tavolino per i fan del genere, l’inserimento autobiografico di tematiche gay da parte di Ozpetek è pretestuosa ed essenzialmente superficiale e specchietto per gli spettatori-allodole. A distanza di dieci anni dall’esordio quello del cineasta nato a Istanbul è un cinema fatto di niente, qui è riempito di immagini da spot (per esempio quella per Postepay ce la poteva risparmiare), belle facce e bei corpi, retorica familiare e agiatezze economiche. Essendo un film d’attori, bisogna dare i voti ed è sinceramente un gioco al ribasso: Favino/Davide è tutto prosopopea e finta sicurezza (5), Accorsi/Antonio è condannato a fare sempre lo stesso ruolo ed è in caduta libera (4), Buy/Angelica si salva grazie al mestiere (6), Fantastichini/Sergio è il migliore ma questa non è una novità (7), Yilmaz/Neval è insopportabile e infatti lavora solo con Ferzan (4), Angiolini/Roberta è improbabile come drogata e inesistente come attrice (3), Savino/Minnie e Vukotic/l’infermiera sembrano uscite da una fiction di Raiuno (3), Argentero/Lorenzo dal Grande Fratello con candore (5), Ferrari/Laura vedi Accorsi ma in compenso ha ancora un notevole sex-appeal (6).
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