Regia di Ferzan Özpetek vedi scheda film
Si può essere felici e, all’improvviso, avere Saturno contro, cadere vittima della fatalità, di un destino ingiusto. Nel ritratto polifonico di vite di assidui amici, Ozpetek sceglie di non prediligere una vicenda, di non emancipare un protagonista tra gli altri. Sceglie invece di dipingere un momento drammatico di una cerchia di persone affiatate dall’amicizia e dalla solidarietà, individui messi a confronto col dramma e con la tragedia, con lo scherzo crudele di un fato avverso. Non sono i singoli personaggi ad avere il proscenio ma l’insieme delle loro vicende e i rispettivi rapporti, mentre la regia tende a dirigere al meglio gli attori, avvolgendoli in riprese corali o evidenziandoli con un montaggio morbido, ad accordare le inquadrature e le sfumature dei sentimenti alla musica. Errori e dolori, amori e tradimenti vengono così trascinati dal flusso incessante e discontinuo della vita, così poco attenta alle ambizioni o ai desideri delle persone, alla fatuità imposta della loro felicità. Quella sensazione di equilibrio immutabile che ha la parvenza della serenità è una fragile illusione, sottoposta all’implacabile ed insondabile bizzarria della sorte.
Allora tutto è vano, e non ha senso perdersi in menzogne o mezze confessioni, al dolore sotterraneo del sotterfugio e dell’omissione, alla crudeltà gratuita della finzione. In tutta onestà, i personaggi assumono le proprie responsabilità in quella famiglia allargata dalla consapevole scelta dell’amicizia e consolidata dalla complicità della franchezza, in cui i rapporti possono cambiare di senso ma non di tenore. Saturno contro guarda con franchezza e sincerità partecipe ad un gruppo che vuole essere onesto, ed a volte impara ad esserlo nel mutuo riconoscimento di un’affinità elettiva o del reciproco rispetto.
E si esce infine dalla sala pervasi da una strana serenità, che a sorpresa scaturisce da un film in cui la morte ha un ruolo ed un peso così preponderanti, ma in cui prevale la vitalità della differenza, la possibilità di essere, almeno per un istante felici ed appagati, con la consapevolezza di poterlo appieno assaporare proprio riconoscendone la fragilità.
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