Regia di Peter Webber vedi scheda film
Cosa restava da raccontare di Hannibal Lecter, psichiatra, esteta, gastronomo e, ovviamente, cannibale? Come si poteva evitare la ripetizione di un cliché che aveva portato anche Ridley Scott, in Hannibal, a impantanarsi in un pasticcio retto dalla recitazione sopra le righe di Anthony Hopkins e da qualche effettaccio da grand guignol, lontano dall?equilibrio de Il silenzio degli innocenti di Jonathan Demme? Per svicolare la pura reiterazione tematica il produttore Dino De Laurentiis, motore del progetto, ha tentato di indagare le ragioni che hanno spinto Hannibal nel regno del male. Per questa operazione si è affidato a Peter Webber, autore del sonnolento La ragazza dall?orecchino di perla. Forse per questo la connotazione eurocentrica del film risulta subito chiara: la storia segue le tragiche esperienze del piccolo Hannibal dalla Lituania della Seconda guerra mondiale alla Francia, dove i suoi traumi diventeranno ossessione di vendetta. Il tentativo di introspezione psicologica che dovrebbe portare lo spettatore dall?empatia per un ragazzino disperato alla repulsione per un feroce assassino funziona però in maniera meccanica e lo sviluppo drammaturgico mostra dei salti logici davvero difficili da giustificare, buchi incolmabili anche per lo spettatore più volenteroso.
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